SOS per la popolazione del Tigray. Dalla regione settentrionale dell’Etiopia, diventata campo di battaglia di una guerra fratricida che si trascina da mesi, filtrano notizie sempre più allarmanti sulla situazione della popolazione civile, ormai ridotta allo stremo in vaste regioni rimaste tagliate fuori dai collegamenti e dagli aiuti umanitari. Dalla città di Adwa arriva forte l’appello di disperato di una religiosa italiana, suor Laura Girotto, impegnata da anni a portare soccorso a migliaia di feriti e malati: “Abbiamo bimbi che arrivano disidratati come foglioline secche. Impossibile metterli sotto flebo, il sistema circolatorio è crollato. È un genocidio e noi siamo testimoni oculari: siate voi la nostra voce!”
Suor Laura Girotto, dall’Etiopia, non riesce a fare arrivare in tempo reale il suo grido di aiuto: le telecomunicazioni restano interrotte, il carburante per i generatori sta finendo, il cibo autoprodotto all’interno della missione col progetto agricolo non basta per tutti i ricoverati… In ospedale si trovano spesso davanti al terribile dilemma di dover scegliere chi curare e chi no…
In questo quadro, l’ospedale Kidane Mehret (conosciuto in loco anche come “Don Bosco”) di Adwa, costruito all’interno della missione salesiana grazie ai fondi raccolti da Amici di Adwa tra generosi donatori italiani, gruppi e fondazioni internazionali (oltre ad un importante contributo 8×1000 CEI), si sta rivelando un presidio fondamentale in un territorio dove solo il 13% delle strutture sanitarie è rimasto funzionante.
Nonostante allo scoppio del conflitto fosse attiva solo la prima ala dell’ospedale, grazie alla collaborazione con MSF, Croce Rossa, Unicef e tanti sanitari volontari locali, è stato attivato in emergenza il reparto di ostetricia e potenziati il pronto soccorso e la chirurgia. Le periodiche forniture di medicine, ossigeno, aiuti alimentari per combattere la denutrizione avevano permesso finora di salvare migliaia di vite, assistere i parti di quasi 2.500 bambini in 8 mesi, ma anche arrendersi impotenti a tante morti per mancanza di presidi, strumentazione per la terapia intensiva e tanto altro.
Il sovraffollamento delle decine di migliaia di profughi ad Adwa ed Axum, la mancanza di acqua potabile, le condizioni igieniche precarie, la malnutrizione stanno alimentando inoltre epidemie di colera, oltre che la diffusione del Covid-19. La distruzione dei raccolti e delle scorte di cibo da parte di milizie straniere e l’impossibilità di coltivare hanno portato rapidamente oltre 5 milioni di tigrini in situazione di “insicurezza alimentare acuta” (classificazione I.P.C.)
In supporto alla religiosa si è attivata l’associazione amici di Adwa che invita a partecipare alla raccolta fondi. Per far fronte a questa gravissima emergenza è possibile donare su dona.amicidiadwa.org