Il Senato ha approvato, pochi giorni fa, il decreto missioni internazionali: missione Takuba nel Sahel e presenza nel Golfo di Guinea le principali novità che si affiancano ad alcune conferme.
Prima di tutto, obiettivo Sahel, «considerato area strategica prioritaria per gli interessi nazionali». Il decreto afferma infatti la necessità di un ulteriore coinvolgimento militare dell’Italia in questa zona dell’Africa. In concreto, tale impegno dovrebbe tradursi nella partecipazione di personale militare italiano alla missione Takuba (nata su iniziativa francese) con il dispiegamento di 200 militari italiani e 20 mezzi terrestri nella regione di confine tra Mali (sede del comando), Niger e Burkina Faso con compiti di supporto agli eserciti della forza multinazionale G5 Sahel (Mali, Niger, Ciad, Mauritania e Burkina Faso) e delle forze speciali nel cosiddetto «contrasto al terrorismo di matrice jihadista». Un dispiegamento di forze e risorse che viene giustificato col fatto che il Sahel è una delle aree ritenute cruciali per il transito dei flussi migratori diretti verso il Mediterraneo, oltre che essere caratterizzata da un contesto di forte instabilità a causa dell’attivismo costante di numerosi gruppi armati jihadisti.
Nella stessa area, nello specifico in Niger, è già presente una missione bilaterale italiana che è stata riconfermata con il dispiegamento di 295 unità di personale militare (erano 290 nel 2019), oltre all’impiego di 5 mezzi aerei e 160 mezzi terrestri.
La divisione speciale di forze europee Takuba, che dovrebbe essere operativa tra l’estate del 2020 e la prima parte del 2021, è stata lanciata ufficialmente dal presidente francese Emmanuel Macron nel gennaio del 2020, in occasione del vertice di Pau, alla presenza dei capi di stato del G5 Sahel. La cooperazione securitaria internazionale in Sahel fa infatti capo al dispositivo Barkhane, inaugurato da Parigi nel 2014, nel quadro di una complessiva riorganizzazione della presenza militare francese in Africa subsahariana, con l’obiettivo di lottare contro i gruppi armati terroristici.
L’Italia sarà inoltre presente nel Golfo di Guinea all’interno della missione Nato. Dispiegherà infatti per la prima volta un dispositivo aeronavale nazionale con duplice obiettivo: da un lato, la prevenzione e il contrasto alla pirateria (che si sospetta sia legata ad attività terroristiche) e, dall’altro, la protezione degli assetti estrattivi Eni nell’area.
Il decreto inoltre conferma la proroga della partecipazione italiana ad alcune missioni dell’Unione Europea nel Corno d’Africa dove l’Ialia continuerà a prendere parte alla missione europea EUNAVFOR Atalanta con un contributo massimo di 407 unità militari, due mezzi navali e due aerei per contrastare le attività di pirateria nel Golfo di Aden e a largo delle coste della Somalia.
In Somalia, inoltre, l’Italia partecipa alla missione europea di formazione, consulenza e addestramento delle forze armate nazionali (EUTM Somalia, con 148 militari e 20 mezzi di terra), con l’obiettivo ultimo di garantire un rafforzamento delle istituzioni somale e del governo federale di transizione, e alla missione civile di capacity-building della polizia somala (EUCAP Somalia). È confermata, inoltre, la missione bilaterale di training delle forze di polizia e sicurezza di Gibuti e Somalia (53 unità e 4 mezzi terrestri).
(Valentina Giulia Milani)