Nonostante le buone intenzioni, non è garantita l’attesa ripresa della scuola nelle zone di crisi armata del nord-est della Repubblica Democratica del Congo. Alle grandi difficoltà di gestire le aule con centinaia di migliaia di sfollati, si aggiunge uno sciopero di protesta lanciato dalla Sinergia dei sindacati degli insegnanti della provincia Kongo centrale, che chiede il boicottaggio dell’inizio dell’anno scolastico. L’istruzione nei territori di guerra è sospesa da due anni.
Gli insegnanti temono la ripresa del lavoro nelle regioni sottoposte al conflitto alimentato dall’M23. Gli istituti interessati sono le scuole primarie e secondarie dei territori di Masisi, Rutshuru, Nyiragongo e parte del Lubero.
Innocent Bahala, presidente del sindacato degli insegnanti del Nord Kivu, citato da Rfi, accoglie con favore la decisione di far ripartire le lezioni, ma ritiene che questo ritorno a scuola rimanga ipotetico se il governo congolese non soddisferà le richieste degli insegnanti, che sperano in migliori condizioni di vita. “Se il governo non garantisce buone condizioni agli insegnanti, ci sarà uno sciopero generale in tutto il Paese”, avverte.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), più di 380.000 sfollati sono tornati nei loro villaggi nel territorio di Rutshuru tra marzo e inizio luglio 2024.
Nella parte occupata dai ribelli dell’M23, dallo scorso anno sono state chiuse e trasferite 450 scuole. Le I responsabili educativi locali sostengono che cono state trovate soluzioni per accogliere migliaia di bambini sfollati e i loro insegnanti, alcuni dei quali nelle scuole alla periferia della città di Goma. Tuttavia, i bisogni sono ancora enormi perché sono ancora necessarie classi aggiuntive. Sarà necessario costruire quasi 2.000 aule per accogliere più di 160.000 bambini sfollati.