La compagnia Ethiopian Airlines ha annunciato che invierà in Francia le scatole nere dal Boeing 737 Max, precipitato domenica scorsa con a bordo 157 persone sei minuti dopo il decollo da Addis Abeba, in quanto non dispone delle competenze per analizzarle. Lo ha riferito ieri l’amministratore delegato di Ethiopian Airlines, Tewolde Gebremariam, il quale in un’intervista ha giustificato la decisione affermando che le autorità etiopi non hanno le capacità tecniche per analizzarle. Gebremariam inizialmente non aveva detto dove sarebbero stati inviati esattamente gli apparecchi. Poi in serata è stato l’Ufficio delle indagini e analisi (Bea) francese ad annunciarlo alla Afp.
L’amministratore delegato ha inoltre confermato che i piloti del volo precipitato avevano detto ai controllori di volo che stavano avendo «problemi con i sistemi di pilotaggio», il che suggerirebbe che l’aereo non rispondeva agli input dei piloti. Il comandante dell’aereo, Yared Getachew, aveva accumulato più di 8.000 ore di volo con una lodevole prestazione e il suo vice, Ahmed Nur Mahammod, ne aveva 200.
Nel frattempo il team di investigazione etiope, insieme alle parti interessate e coadiuvato dalla Federal Aviation Administration (Faa) statunitense, ha avviato un’indagine sul luogo dell’incidente per esaminare la causa del disastro (forse un malfunzionamento del software antistallo). L’Faa ha dichiarato di vedere molte somiglianze tra l’incidente aereo avvenuto domenica scorsa in Etiopia e quello di ottobre al largo dell’Indonesia in cui sono morte 189 persone. La Faa, tuttavia, non si è spinta a dire con certezza che ci siano state le «stesse cause e gli stessi effetti».
Nel frattempo, la compagnia Norwegian Air ha annunciato che chiederà un risarcimento per le entrate perse e i costi aggiuntivi dopo aver deciso di lasciare a terra la sua flotta di Boeing737 Max. Lo stesso provvedimento è stato annunciato da altri 10 Paesi, fra cui l’Italia, e ieri anche dagli Stati Uniti dopo molta riluttanza. Al momento la quasi totalità dei 371 aerei 737 Max in servizio in tutto il mondo sono a terra in attesa di chiarimenti e il titolo della statunitense Boeing è in picchiata in borsa.
Martedì il portavoce di Ethiopian Airlines, Asrat Begashaw, aveva fatto sapere che le operazioni di recupero dei corpi delle vittime dello schianto richiederanno almeno cinque giorni. «Il processo di identificazione delle vittime richiederà almeno cinque giorni. Le famiglie saranno avvisate», ha detto il portavoce, citato dai media etiopi.
Fra le vittime dello schianto, avvenuto subito dopo il decollo del velivolo che era diretto alla capitale keniana Nairobi, ci sono anche otto italiani: Sebastiano Tusa, assessore ai Beni culturali della Regione siciliana, archeologo di fama internazionale; tre componenti della ong bergamasca Africa Tremila: il presidente Carlo Spini, 75 anni, originario di Sansepolcro (Arezzo) e residente a Pistoia, sua moglie, infermiera, Gabriella Vigiani, e il tesoriere della Onlus, Matteo Ravasio; Paolo Dieci, residente a Roma, presidente della ong Cisp e della rete Link 2007, un’associazione di coordinamento che raggruppa importanti Ong italiane; Virginia Chimenti, funzionaria del World Food Programme dell’Onu; Rosemary Mumbi e Maria Pilar Buzzetti.