«Comportamenti inautentici coordinati per conto di un governo straniero»: così sono stati qualificati i tentativi di disinformazione smascherati sulla piattaforma Facebook, che ha provveduto a sopprimere tre reti di falsi account coinvolti in attività di ingerenze nell’opinione pubblica in Africa, due dalla Russia e uno dalla Francia. La notizia è stata comunicata la scorsa settimana dal colosso Web in una conferenza Zoom.
La prima rete smantellata, vicina all’esercito francese, era composta da 84 account Facebook, sei pagine, nove gruppi e 16 account Instagram, alcuni dei quali attivi dal 2018, e prendeva di mira principalmente la Repubblica Centrafricana e il Mali e, in misura minore, Niger, Burkina Faso, Algeria, Costa d’Avorio e Ciad. Secondo il social network, le persone coinvolte agivano in modo coordinato per influenzare l’opinione pubblica, pubblicando o commentando contenuti in francese e in arabo, riguardo alla politica francese in Africa, alla sicurezza in vari Paesi africani, ai sospetti di ingerenza russa nelle prossime elezioni presidenziali in Centrafrica, previste il 27 dicembre, ma anche a sostegno dell’esercito francese.
Il secondo network di influencer, collegato, secondo il social network, all’Internet Research Agenzy (Ira) e al finanziere russo Yevgeniy Prigozhin, era composto da 63 account, 29 pagine, sette gruppi su Facebook, e da un account su Instagram, e si concentrava principalmente sulla Repubblica Centrafricana e, in misura minore, su Madagascar, Camerun, Guinea Equatoriale, Mozambico, Sudafrica e sulla diaspora centrafricana presente in Francia. La rete utilizzava una combinazione di profili falsi per commentare in francese, inglese, portoghese e arabo le informazioni sul Covid-19 e sul vaccino russo, ma anche le elezioni centrafricane, il terrorismo e la presenza russa in Africa subsahariana. Sono state anche trasmesse critiche alla politica estera francese e un fittizio colpo di stato in Guinea Equatoriale.
Il terzo network smascherato, anch’esso di origine russa, comprendeva 211 account, 126 pagine e 16 gruppi su Facebook, oltre a 17 account Instagram. Si concentrava principalmente su Libia, Sudan e Siria, usando account falsi per pubblicare informazioni sugli eventi regionali, in particolare a sostegno del maresciallo Khalifa Haftar, dell’esercito nazionale libico e di Saif al-Islam Gheddafi, il secondo figlio dell’ex guida libica, criticando anche fortemente la Turchia, il movimento dei Fratelli Musulmani, il governo di unità nazionale libica e i colloqui svolti durante il forum di dialogo politico libico organizzato in Tunisia lo scorso novembre.
(Celine Nadler)