Raffinato, visionario, innovatore. Djibril Diop Mambéty (1945-1998), nella sua folgorante ma breve carriera, ha rivoluzionato la storia del cinema africano e non solo, inventando nuovi modelli narrativi e stilistici, alternativi alla scuola realista del padre del cinema africano, Sembène Ousmane.
I suoi film più celebri Touki Bouki e Hyènes, sono potenti manifesti cinematografici e politici che ancora oggi ci spronano a compiere gesti sovversivi e ci ricordano il dirompente potere che la cultura e la conoscenza possono avere nell’ abbattere muri di chiusura e intolleranza.
Touki Bouki è un atto di ribellione contro il miraggio dell’Europa, un racconto di grande lucidità sul sogno della migrazione, esperienza vissuta in prima persona da Mambéty, imbarcatosi clandestinamente su una nave diretta a Marsiglia ed immediatamente espulso.
“Touki Bouki, con la sua inedita selvaggia energia, esplode un’immagine alla volta”, è così che Martin Scorsese descrive il film, descrivendo Djibril come una delle principali figure ispiratrici del mondo del cinema. Inserito nella classifica 2012 dei 100 migliori film di tutti tempi della prestigiosa rivista Sight & Sound, citato da Damien Chazelle, tra i film che lo hanno ispirato per la realizzazione di La La Land (2016), Touki Bouki è recentemente tornato alla ribalta per il discusso omaggio tributatogli da Beyoncé nella campagna promozionale del tour OTRII.
Hyènes, geniale rivisitazione della pièce di Frederich Dürrenmatt La visita della vecchia signora, racconta il ritorno al villaggio natale di una donna arricchita all’estero e lancia un tagliente j’accuse contro i grandi organismi internazionali e il potere corruttore del denaro.
La trilogia incompiuta Histoire de Petit Gens, visionario omaggio alla gente comune di Dakar, con stile zavattiniano, attua la teoria del pedinamento, dando vita a delle suggestive favole urbane, tra cronaca e poesia.
Vissuto tra Dakar, Parigi e la Svizzera, Mambéty aveva un legame particolare con l’Italia. Giovane attore nei film di Piero Vivarelli, nel 1972 incontra a Roma Pier Paolo Pasolini, uno dei suoi maestri ispiratori. Durante il montaggio di Touki Bouki negli studi romani, Mambéty viene arrestato per aver partecipato a una manifestazione antirazzista e liberato grazie all’intervento di intellettuali, registi e attori, tra i quali spiccano Bernardo Bertolucci e Sophia Loren.
Negli anni successivi sarà più volte ospite d’onore, con i suoi film, al Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina di Milano, organizzato dal COE che, tra l’altro, ha partecipato alla produzione di Hyènes. Il suo cinema urbano e postmoderno continua a inspirare i registi del continente. Tracce, citazioni ed omaggi si trovano nei film di Moussa Sene Absa, Alain Gomis, Mati Diop, Abderrhamane Sissako e molti altri.
A 20 anni dalla sua morte, uscirà a breve la prima opera in Italia dedicata al suo cinema a cura di Simona Cella e Cinzia Quadrati e con la prefazione di Martin Scorsese. Per rendere possibile la pubblicazione del libro, promossa da Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, Associazione COE e sostenuta dalla Cineteca di Bologna è online fino al 18 Novembre una campagna di raccolta fondi.
(Simona Cella)