È il 5 agosto del 1972 quando Idi Amin Dada decreta l’espulsione dall’Uganda, entro 90 giorni, di tutti gli asiatici con passaporto britannico. La misura avrà conseguenze pesanti sul Paese stesso, a motivo delle numerose attività economiche che gli espulsi, in gran parte indiani, gestivano. Ottantamila i colpiti dal provvedimento – un numero poi cresciuto, in quanto anche i cittadini ugandesi di ascendenza asiatica si sentirono poi in situazione di disagio, o sotto minaccia, e scelsero la via dell’esilio.
È, quest’ultimo, il caso della famiglia dell’autrice, nata in Africa e, nel 1975 – quand’era bambina –, portata dai genitori in Canada. Una famiglia che, nella realtà come nel romanzo, è ismailita, ossia musulmana nella versione dello sciismo che ha attecchito nel Gujarat. L’autrice ha trasformato le memorie familiari e le sue ricerche storiche in un romanzo che svela un mondo sicuramente ignoto a molti lettori. Lo fa con una scrittura pulita, che collega con chiarezza e pathos le vicende domestiche a quelle sociali e politiche interne nonché geopolitiche: dalle non facili relazioni della comunità indiana con gli africani originari, comunque differenziate a seconda degli individui e delle regioni del Paese, alle atrocità del regime, dall’ambiguità dell’Inghilterra, la quale tollerò Amin pur di disfarsi di Obote e, nel momento dell’espulsione, non dimostrò certo apertura a ricevere i ”suoi” concittadini del Commonwealth, ai piccoli traffici transfrontalieri con il Kenya per sopravvivere.
«Ci sono sempre più asiatici che partono per la Gran Bretagna – osserva un giorno Mumtaz, la giovane donna protagonista del libro –, dove ogni giorno si tengono manifestazioni contro di lor o. A Whitehall si formano gruppi di persone che gridano: “La Gran Bretagna ai bianchi!”». È invece nell’ambasciata, e poi sul suolo, canadese che l’Occidente mostra un volto umano. È là che Mumtaz, con il marito, il suocero e i due figli, troveranno infine, e comunque avventurosamente, riparo.
Nuova Editrice Berti, 2017, pp. 349, € 18,00
(Pier Maria Mazzola)