La Bibbia più antica del mondo si trova in Etiopia. Realizzata in pergamena e corredata da illustrazioni ancora ben conservate, era stata ritrovata un anno fa in un antico monastero ortodosso negli altopiani del Tigray. Ora ed è stata datata tra il tra il 330 e il 650 d.c. grazie a un esame al carbonio che le ha conferito questo primato. I manoscritti sono stati realizzati a mano dal monaco Abba Garima, la cui figura e imprese sono calate tra storia e leggenda.
Il legame tra la religione cristiana e l’Etiopia risale ai tempi antichi e tesori come i Vangeli di Garima, recentemente datati e da un ente di beneficenza inglese, l’Ethiopian Heritage Fund, ne sono la conferma. Sugli altopiani del Tigray si trova un antichissimo monastero ortodosso che racchiude un vero e proprio tesoro: i Vangeli illustrati e scritti a mano dal monaco Garima, scoperti un anno fa ma datati solo di recente.
La figura di Garima, ritenuto e celebrato come uno dei Nove Santi evangelizzatori giunti dall’Impero Romano d’Oriente, è sospesa tra leggenda è realtà. Si narra infatti che il monaco abbia impiegato un giorno solo a realizzare i manoscritti perché Dio avrebbe impedito al sole di tramontare.
I Vangeli sono stati scritti sulla pergamena (in fine pelle di capra) e sono composti da tre manoscritti raccolti in due volumi, identificati come Garima 1 e 2. I volumi hanno ciascuno uno spessore di circa 10 pollici sul dorso, ma differiscono leggermente nel numero di pagine; Garima 1 ha 348 pagine, mentre Garima 2 è lungo 322 pagine. La copertina frontale di Garima 1 è in rame e legno, mentre quella di Garima 2 è in argento. Anche la copertina di Garima 1 è punteggiata di fori che presumibilmente avrebbero ospitato gemme o vetri colorati come era tradizione con i manoscritti illustrati.
Anche il fatto che il testo risulta scritto in ge’ez, una lingua poi seguita dal tigrino e dall’amarico rende i Vangeli di Garima il più antico testo etiope sopravvissuto, di qualsiasi tipo.