Le autorità congolesi stanno valutando l’utilizzo di un secondo vaccino contro il virus dell’ebola per cercare di contenere l’epidemia che ha già causato 2100 vittime ed è la più grave che abbia mai colpito il Paese.
Il Ministero della Sanità della Repubblica democratica del Congo (Rdc), come riporta askanews, aveva in un primo momento rifiutato il vaccino prodotto dalla statunitense Johnson & Johnson perché non ne era stata provata l’efficacia.
Il team che ha supervisionato la risposta della Rdc ha annunciato la decisione ieri, ma non ha detto quando sarà effettivamente introdotto il vaccino.
Il nuovo vaccino andrà ad affiancare quello già in uso della Merck, somministrato nello scorso anno ad oltre 225mila pazienti, ma di cui sono rimaste poche dosi, senza però che sia stata ancora fissata una data precisa per l’inizio del suo utilizzo. La Johnson & Johnson ha fatto sapere di avere a disposizione 1,5 milioni di dosi, che potrebbero essere impiegate per formare una “barriera” all’espandersi dell’epidemia nelle zone adiacenti alle due più colpite, le province dell’Ituri e del Nord Kivu.
Come ricorda al Jazeera, il vaccino Johnson & Johnson richiede due iniezioni a distanza di otto settimane, a differenza del vaccino Merck, che richiede una singola dose. Il prodotto Merck è sperimentale, ma si stima abbia il 97,5% di efficacia e, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), può proteggere una persona fino a 12 mesi.
Nella loro dichiarazione, l’attuale team di risposta all’ebola ha affermato che anche il prodotto Johnson & Johnson è anch’esso sicuro per l’utilizzo e ha osservato che era già in fase di sperimentazione nella vicina Uganda e in Guinea.
L’attuale epidemia, la più grave delle dieci verificatesi nel Paese dal 1976 ad oggi, è scoppiata nell’agosto del 2018 e nello scorso luglio l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato lo stato di «emergenza di salute pubblica di livello internazionale». Si teme che, essendo esplosa in una regione particolarmente instabile a causa dei gruppi ribelli attivi al suo interno, il virus mortale sia difficile da contenere e possa diffondersi anche oltre confine, in Uganda e Ruanda, per esempio. In agosto sono stati registrati i primi casi nel Sud Kivu, facendo temere che l’ebola potesse espandersi in aree densamente popolate.
L’epidemia più grave in assoluto provocata dal virus è tuttavia quella che ha colpito l’intera Africa occidentale (soprattutto Liberia, Guinea e Sierra Leone) dal 2014 al 2016, con oltre 28mila casi registrati e circa 11.300 decessi.