L’epidemia di virus ebola in corso nella Repubblica democratica del Congo non sta rallentando, ma ha fatto registrare un record di nuovi casi nelle ultime due settimane. Ce ne sono stati 57 nella prima e 72 nella seconda, e in totale si è arrivati a 1100 casi segnalati fino ad oggi da quando il focolaio è esploso lo scorso agosto nel Nord Kivu e nell’Ituri. Tra le vittime ci sarebbero anche 100 bambini, secondo quanto riportato dal m inistero della Sanità congolese venerdì sera.
La scorsa settimana, più della metà delle morti di ebola si sono verificate al di fuori dei centri di trattamento, aumentando in modo rilevante la possibilità di contagio. A rendere ancora più drammatica la situazione, ci sono i crescenti conflitti che ostacolano la lotta alla diffusione della malattia.
Nella zona colpita si sta cercando di combattere la disinformazione e le ostilità formando circa 1200 operatori sanitari e 1000 capi di comunità. «Le sfide che devono essere affrontate per debellare la malattia sono enormi. Sono stati fatti progressi, ma questo picco di casi mostra che qualsiasi passo avanti potrebbe essere vanificato. Con l’approccio sbagliato, la paura e il sospetto potrebbero ancora sopraffare la lotta contro l’ebola», dichiara Heather Kerr, direttore di Save the Children nella Rd Congo. Kerr ha anche aggiunto che «il conflitto che affligge da tempo l’area, combinato con la diffusione dell’ebola, getta i bambini in un costante stato di paura e di sconforto», prosegue Kerr.
Non a caso il picco dei casi arriva poco dopo le segnalazioni di quattro attacchi in sole due settimane alle strutture di trattamento dell’ebola o a quelle di transito.
La sfiducia diffusa nei confronti degli sforzi per arginare la malattia, inoltre, rende più difficile combattere l’epidemia e raggiungere i minori che hanno più bisogno di supporto.
Quella che è la decima epidemia di ebola registrata in territorio congolese da quando il virus è stato scoperto proprio qui, nel 1979, è la più grave mai registrata, dopo quella che nel 2014 esplose in Africa occidentale causando più di 10.000 vittime in Guinea, Liberia e Sierra Leone.