«La nostra non è una casa editrice di immigrati per immigrati. Noi siamo italiani di origine straniera che pubblicano libri dando spazio a una narrativa senza confini». Brhan Tesfay presenta così Edizioni Sui, la casa editrice da lui fondata a Prato nel 2012 e che oggi vanta una quindicina di libri pubblicati nella versione cartacea o in quella ebook. Una casa editrice che propone una nuova immagine degli immigrati come protagonisti della cultura tout court e non per forza legata alla narrazione delle migrazioni o dei temi propri dei migranti.
«La nazionalità dell’autore – continua Brhan Tesfay – non conta. Con noi hanno pubblicato italiani autoctoni, ma anche italiani di origine straniera e stranieri. Il punto non è dare spazio a una letteratura di genere che metta al centro il migrante, quanto piuttosto favorire una narrazione della realtà vissuta dagli autori. E questo, lo ripeto, indipendentemente dalla loro origine. Noi vogliamo essere ponte tra varie realtà in Italia con particolare attenzione ai temi delle diversità».
Negli anni sono stati pubblicati romanzi, saggi, fiabe, poesie, biografie, teatro. Edizioni Sui ha collane in italiano e in inglese (per catturare il pubblico anche fuori dai confini italiani). Le pubblicazioni hanno una relazione diretta con il mondo attuale, a cominciare dalla relazione di coppia (con il volume «La donna senza memoria» di Silvia Sànchez Rog), al rapporto madre-figlio («Sventola l’aquilone» di Donata Testa), al tema del carcere («Sessanta giorni» di Alberto Angelis), al tema dell’immigrazione come condizione umana («Dalla mediocrità all’eccellenza» di Filomeno Lopes). «Questi volumi – osserva Brhan Tesfay – hanno il pregio e il desiderio di creare una nuova rappresentazione che ci dà la possibilità di prendere consapevolezza che il nostro sguardo non è un muscolo involontario, e dato che guardiamo prima di vedere le persone che incontriamo, sarebbe un bel inizio accompagnare ogni incontro con il volto dell’empatia».
Edizioni Sui è però una casa editrice fondata da immigrati africani e questo è un elemento che la caratterizza. «La nostra origine è africana – sottolinea Brhan Tesfay – e non lo possiamo negare così come non possiamo negare la nostra attenzione ai temi africani. Non vogliamo però che l’immagine della casa editrice si cristallizzi su questo punto. Noi preferiamo definirci come produttori di cultura la cui missione è dare spazio alla narrazione senz
a patria».
Questa visione scardina l’immagine di immigrati e italiani di seconda generazione relegati ai ruoli marginali nella società italiana. «Spesso – conclude Brhan Tesfay – andiamo a presentare i nostri libri in eventi pubblici. Il fatto che un editore di origine africana pubblichi un autore di origine italiana rompe gli schemi e costringe il lettore a riprogrammare la sua immagine della società italiana. Ormai anche nella cultura italiana le persone di origine straniera sono protagoniste a pieno titolo in vari settori, solo che le rappresentazioni (tv, cinema, giornali) tendono a non vedere questo cambiamento. E il loro ruolo racconta più di mille parole come il nostro Paese (anch’io sono italiano nonostante abbia origini africane) stia cambiando profondamente. Personalmente mi piace immaginare, il nostro futuro come un punto di incontro fra la realtà dell’Africa e quella dell’Europa nel mondo culturale e stiamo lavorando per questo ».