Egitto: Amnesty, delegati Cop27 lottino per giustizia climatica

di AFRICA

Alla vigilia della conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop27), oltre a sollecitare un’azione importante, coordinata e globale per affrontare il cambiamento climatico, Amnesty International chiede ai leader del mondo di manifestare pubblicamente la loro solidarietà con la società civile egiziana sotto assedio e di premere sulle autorità del Cairo affinché pongano fine all’attacco in corso da anni ai diritti umani.

“È molto semplice: di fronte alla crisi globale del clima, il tempo è un lusso che non possiamo permetterci. La finestra temporale entro la quale mantenere l’aumento della temperatura globale entro un grado e mezzo si sta rapidamente chiudendo. Il mondo è alle prese con inondazioni, siccità e incendi che causano migrazioni forzate, fame, ulteriori conflitti e morti. La Cop27 è un’occasione decisiva per invertire la rotta e non dev’essere sprecata per fare promesse vuote e praticare il greenwashing”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, che sarà alla Cop27.

“Sebbene l’azione contro il cambiamento climatico necessiti di pianificazione e coordinamento, i negoziati non devono perdersi in dettagli tecnici e ignorare gli esseri umani che sono sulla linea del fronte della crisi climatica – ha aggiunto Callamard – il cambiamento climatico è una crisi dei diritti umani. Garantire il rispetto di tutti i diritti umani, compresi quelli alla libertà di espressione, di protesta pacifica e di associazione, è fondamentale per assicurare una transizione veloce ed equa verso economie a carbone-zero e società resilienti”.

“Nessuno Stato può rivendicare di giocare un ruolo serio nella lotta alla crisi climatica mentre continua a stringere la morsa contro la società civile. Le autorità egiziane sono responsabili di un lungo elenco di crimini di diritto internazionale come la tortura, le uccisioni illegali e le sparizioni forzate”, ha concluso Callamard.

Durante il periodo in cui sarà in Egitto, Callamard chiederà ai delegati alla Cop 27 di: porre i diritti umani, compresi i diritti dei lavoratori e quelli dei popoli nativi, al centro di tutti i negoziati e di tutte le decisioni della conferenza; proteggere l’obiettivo di un grado e mezzo e aggiornare gli obiettivi sulle emissioni fissati per il 2030 assicurando che siano in linea con l’imperativo del grado e mezzo; impegnarsi per una rapida ed equa uscita dal carbone anziché affidarsi al mercato del carbone e ai meccanismi di rimozione del carbonio; adottare un chiaro piano d’azione affinché gli Stati ricchi aumentino i finanziamenti in favore della mitigazione e dell’adattamento al cambiamento climatico; istituire uno strumento finanziario per fornire sostegni e rimedi tempestivi alle persone e alle comunità i cui diritti umani sono stati violati a seguito delle perdite e dei danni causati dalla crisi climatica; esprimere solidarietà alle organizzazioni egiziane per i diritti umani e rilanciare la richiesta di scarcerare tutte le persone arbitrariamente detenute e aprire lo spazio civico in Egitto.

In un comunicato, l’organizzazione ha fatto sapere di aver chiesto di incontrare le autorità egiziane e di poter entrare nelle prigioni in cui migliaia di persone sono recluse per motivi politici. La richiesta ai delegati degli Stati alla Cop27 è di sollevare il tema dei diritti umani nei colloqui con le autorità egiziane, come chiedono i gruppi indipendenti egiziani per i diritti umani.

Nella nota si ricorda anche che sia le autorità egiziane che il segretariato della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici non hanno dato l’accredito alla Cop27 ai gruppi indipendenti egiziani per i diritti umani. Altri ostacoli a una partecipazione significativa della società civile sono costituiti dalla procedura obbligatoria di registrazione per accedere alla “zona verde”, dagli alti costi degli alberghi e dall’aumento della sorveglianza e dei controlli di sicurezza.

Le autorità egiziane hanno ordinato ai lavoratori privi di un lasciapassare di sicurezza di lasciare Sharm el-Sheikh o di rispettare forti limitazioni alla libertà di movimento. Il recente arresto, il 31 ottobre, di almeno 118 persone al Cairo in relazione ad appelli a protestare durante la Cop27 e la proliferazione di controlli di polizia casuali e le ricerche illegali effettuate sui telefoni cellulari alla ricerca di contenuti critici richiamano in modo preoccupante l’attuale profonda repressione ai danni della società civile egiziana, ha concluso Amnesty. 

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