Le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato almeno 67 persone in tutto il Paese in relazione all’annunciata mobilitazione in occasione del vertice sul clima della Cop27, che inizierà domenica a Sharm el-Sheikh, ha fatto sapere un gruppo per i diritti umani. Gli arresti, secondo il Comitato Egiziana per diritti e la libertà (Ecrf), arrivano dopo che alcuni utenti dei social media, hanno rinnovato l’appello agli egiziani a scendere in piazza l’11 novembre contro le violazioni dei dirritti umani perpetrate dal governo.
Alcuni degli arrestati sono stati fermati con l’accusa di aver diffuso notizie false dopo aver condiviso contenuti su una pagina Facebook che chiedeva manifestazioni, ha detto Mohamed Lotfy, direttore di Ecrf.. Testimoni affermano che c’è stato anche un aumento dei controlli in cui agenti di sicurezza in borghese setacciano i telefoni cellulari dei pedoni e i loro account sui social media, alla ricerca di materiale di propaganda contro il regime.
Domenica, un attivista indiano, Ajit Rajagopal, è stato detenuto durante la notte al Cairo dopo essere partito in solitaria per una marcia di protesta per la giustizia climatica verso Sharm el-Sheikh. Rajagopal ha detto di essere stato interrogato per diverse ore su ciò che stava facendo in Egitto e sul perché portava un poster che descriveva il percorso della sua marcia. La presidenza egiziana della Cop27 ha affermato che le proteste saranno consentite in aree designate a Sharm el-Sheikh durante il vertice, ma gli attivisti hanno espresso preoccupazione per il fatto che le loro voci saranno frenate. Alcuni rapporti da Sharm el-Sheikh raccontano infatti di una zona già militarizzata e inaccesibile ai non addetti ai lavori.
Le proteste pubbliche sono bandite in Egitto, a seguito di una repressione del dissenso politico iniziata con il rovesciamento del leader dei Fratelli Musulmani Mohamed Mursi nel 2013 da parte dell’allora capo dell’esercito Abdel Fattah al-Sisi. Sisi, eletto presidente nel 2014, afferma che erano necessarie misure di sicurezza per stabilizzare l’Egitto. La repressione ha travolto attivisti liberali e islamisti. Secondo i gruppi per i diritti umani ci sarebbero circa 60.000 prigionieri politici nelle carceri egiziane al momento, di cui molti detenuti in attesa di processo.
Alcuni di questi detenuti sono stati rilasciati quest’anno nell’ambito di un’iniziativa di amnistia legata a un dialogo politico, anche se gli avvocati per i diritti umani affermano che ci sono stati anche continui arresti. Uno degli attivisti più importanti dell’Egitto, il cittadino Alaa Abdel Fattah, è stato arrestato durante la repressione del 2019 di rare proteste contro al-Sisi ed è stato condannato nel 2021 per diffusione di notizie false. Da 200 giorni è in sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione e contro il regime di al-Sisi. Abdel Fattah ha ora smesso di consumare miele, tè e latte da ieri e smetterà di bere acqua dal 6 novembre, quando aprirà la Cop27, ha fatto sapere la sua famiglia.