Non si sono ripetute le manifestazioni imponenti della scorsa settimana, ma ieri, venerdì 27 settembre, piccole dimostrazioni si sono tenute in alcune città egiziane. I coraggiosi dimostranti hanno sfidato l’imponente servizio d’ordine delle forze armate e di polizia e hanno chiesto a gran voce le dimissioni del presidente dell’Egitto Abdel Fattah al-Sisi.
Gli agenti di sicurezza hanno disperso i manifestanti nel quartiere di Warraq al Cairo e nella città di Giza. Posti di blocco erano presenti nei principali incroci. Poliziotti e militari hanno fermato decine di macchine, autobus e passanti e hanno chiuso il quartiere commerciale della capitale.
Il centro del Cairo, dove la settimana scorsa erano confluiti alcuni manifestanti, era quasi deserto a parte gli agenti di polizia, le forze di sicurezza speciali e gli agenti dell’intelligence in borghese che sorvegliavano le strade e le piazze principali. Tahrir Square, teatro di rivolte di massa che hanno abbattuto due dei predecessori di al-Sisi, nel 2011 e nel 2013, è stata chiusa al traffico, insieme a strade, stazioni della metropolitana e un ponte nella zona.
Altre aree erano costellate di checkpoint volanti. Le partite di calcio e un concerto sono state cancellate.
Al-Sisi, che è atterrato al Cairo venerdì mattina dopo un viaggio di una settimana alle Nazioni Unite, non sembra correre rischi reali. Ma, considerando la dura repressione in atto, con migliaia di oppositori politici in carcere e un controllo asfissiante della politica e dei media, anche le modeste proteste rappresentano una sfida sbalorditiva per la sua autorità.
«Gli arresti e le pesanti misure di sicurezza hanno spaventato la gente, ma è troppo presto per dire se lo slancio di venerdì scorso è finito – ha dichiarato al New York Times Mohamed Zaree, direttore del programma egiziano presso l’Istituto del Cairo per gli studi sui diritti umani -. Per il governo è impossibile mantenere sempre questo livello di sicurezza. Venerdì scorso è stata superata una barriera e le cose non torneranno più come prima».