L’Egitto non solo sta vivendo una delicata fase di transizione politica, ma anche una profonda crisi economica. Ad essere colpito in particolare è uno dei comparti che, in passato, ha garantito benessere a una larga fascia di cittadini: il turismo. Sebbene nel 2014 si sia registrato un lieve aumento del flusso turistico (3-4%), i valori assoluti rimangono comunque bassi. Negli anni precedenti alla caduta del Presidente Hosni Mubarak, il Paese era infatti visitato da 15 milioni di turisti, mentre oggi si fa fatica a raggiungere i 10 milioni.
A contribuire a questo calo anche gli italiani, un tempo tra i più assidui frequentatori delle spiagge del Mar Rosso e dei siti archeologici. Nel 2014 dal nostro Paese è partito verso l’Egitto il 20% in meno di turisti rispetto al 2013. A spaventare è l’instabilità politica causata prima dalla caduta di Hosni Mubarak (2011), poi dall’ascesa al potere della Fratellanza musulmana (2012) e, infine, dal golpe dei militari (2013). I turisti temono attacchi terroristici nei villaggi e nelle principali mete storiche.
Per esempio, secondo quanto riporta l’Agenzia Ansa, la crociera sul Nilo tra Assuan e Luxor, rotta che fino a qualche anno fa era coperta da circa 300 imbarcazioni sempre piene di europei e statunitensi, oggi è quasi completamente disertata. Sono rimaste in servizio una decina di navi che non sempre partono piene. A rimetterci non sono solo gli armatori, ma anche i villaggi e le città lungo il fiume che, un tempo, prosperavano sul turismo.
Il Presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi sta progettando di rilanciare il settore (che per entrate è secondo solo al Canale di Suez) con nuovi investimenti per recuperare le infrastrutture esistenti e per crearne di nuove, ma anche in promozione all’estero. L’obiettivo dichiarato dal Governo è di arrivare ad almeno 20 milioni di turisti entro il 2020. Una bella sfida, ma molti egiziani ci credono o, almeno, ci sperano.