Storica riunione tra i tre principali Paesi che si affacciano sul bacino del Nilo. I rappresentanti di Egitto, Etiopia e Sudan si sono incontrati martedì e mercoledì ad Addis Abeba. Sul tavolo l’importante questione della diga del Rinascimento etiopico, l’imponente infrastruttura realizzata dal governo etiope sul Nilo blu e che potrebbe ridurre la portata a valle del fiume.
Nel 2014, quando l’Etiopia ne aveva annunciato la realizzazione, Egitto e Sudan avevano minacciato di intervenire militarmente qualora il flusso dell’acqua si fosse ridotto notevolmente. Il presidente Mohammed Morsi e il suo governo guidato dalla Fratellanza musulmana avevano fatto la voce grossa. Con la caduta di Morsi e l’avvento al potere di Abdel Fattah el-Sisi, il Cairo ha stemperato i toni, ma non ha mollato la presa. Per l’Egitto l’acqua del Nilo è vitale. Sulle sponde del grande fiume vive infatti la maggior parte degli egiziani e la maggior parte delle aziende del Paese. L’incontro di questi giorni è un tentativo di risolvere attraverso le vie diplomatiche le diatribe con l’Etiopia. Martedì 17 ottobre, i ministri dell’acqua dei tre Paesi hanno visitato martedì il cantiere della diga. Ieri, mercoledì 18 ottobre, i tre ministri si sono incontrati a porte chiuse.
«Abbiamo posizioni diverse, ma ciò è normale – ha dichiarato Mutaz Musa, ministro sudanese per le Risorse idriche, l’irrigazione e l’elettricità -. Queste differenze possono rappresentare un problema, ma possono aprire anche opportunità di cooperazione per l’integrazione regionale e la lotta alla povertà. I lavori sulla diga sono iniziati da diversi mesi e finora non eravamo riusciti a capire l’impatto che l’opera potesse avere. Questa visita ci ha dato permesso di renderci conto dello stato dei lavori. Noi pensiamo che sia urgente concludere le discussioni e conferire a un consulente i due studi richiesti sulla portata del fiume prima dell’inaugurazione».
A oggi, il 60% dei lavori per la realizzazione della diga è stato completato. Una volta ultimata, la grande barriera dovrebbe contenere 74 miliardi di metri cubi d’acqua, che dovrebbero servire per l’irrigazione e la produzione di elettricità.
«Non vogliamo scontrarci con Egitto e Sudan – ha detto Seleshi Bekele, ministro dell’Acqua dell’Etiopia -. Noi cerchiamo di cooperare con i Paesi a valle nella gestione della diga. Se ci concentriamo sui vantaggi che questa diga porterà anche la discussione sarà più semplice».
Il fatto positivo è che le tensioni si siano stemperate. Le armi tacciono e la parola sia passata agli ambasciatori. Un accordo non sembra impossibile.