Nonostante l’Etiopia si sia ritirata dai colloqui sulla gestione delle acque del Nilo, l’Egitto continuerà il confronto con gli Stati Uniti e la Banca mondiale per un’equa ripartizione dei flussi idrici del bacino.
«I ministri egiziani degli Affari esteri e delle Risorse idriche e dell’irrigazione prenderanno parte alla riunione ministeriale organizzata dall’amministrazione statunitense», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri egiziano Ahmed Hafez in una nota rilanciata dall’agenzia cinese Xinuha.
Un incontro tra i ministri di Egitto, Etiopia e Sudan si sarebbe dovuto tenere a Washington oggi e domani. In quella sede si sarebbe dovuta firmare un’intesa finale sulle norme per il riempimento e la gestione della diga del Grande rinascimento etiope. Il ministero etiope per l’Acqua, l’irrigazione e l’energia ha però annunciato che il suo Paese non parteciperò ai colloqui «a causa della mancata intesa tra i Paesi». «I negoziatori etiopi – ha affermato – non parteciperanno al tavolo senza che prima si tengano consultazioni coerenti di esperti nazionali e delle parti interessate».
Il ministero degli Esteri egiziano ha invece dichiarato che il suo Paese sarà presente alla riunione ministeriale «anche per rendere onore al ruolo costruttivo svolto dall’amministrazione statunitense nell’aiutare i tre Paesi a raggiungere un accordo».
Nel 2011, l’Etiopia, Paese a monte del bacino del Nilo, ha iniziato a costruire una grande diga idroelettrica, l’Egitto, Paese a valle, è preoccupato che la diga possa influire sulla portata del fiume che garantisce al Cairo 55,5 miliardi di metri cubi di acqua. Il Sudan invece ha una posizione intermedia: teme la mancanza di acqua, ma vede con favore la produzione di corrente elettrica ottenuta grazie al grande sbarramento. Dopo anni di inutili colloqui tra i tre Paesi, a Washington sono ripresi i negoziati con la mediazione degli Stati Uniti e si prevedeva che un accordo finale sarebbe stato concluso a fine febbraio, ma così non è stato.
Intanto, martedì, il presidente dell’Uganda Yoweri Museveni ha consigliato ai Paesi africani che si affacciano sul bacino del Nilo di lavorare per la pace e cercare una equa ripartizione delle acque non solo dello stesso Nilo, ma anche del fiume Congo.
Museveni, di fronte ai delegati al 20° Congresso internazionale dell’associazione africana dell’acqua tenutosi a Kampala, ha detto che dovrebbe essere messo in campo uno sforzo complessivo per raggiungere la stabilità nella Rd Congo. Questa stabilità potrebbe permettere una più equa ripartizione delle risorse idriche della regione.
«Il Nilo ha una portata di 85 miliardi di metri cubi l’anno – ha detto il presidente -, il Congo di 3.000 miliardi di metri cubi di acqua. È inutile creare tensioni sullo sfruttamento del Nilo senza invece lavorare per una pacificazione dell’area e creare i presupposti per una gestione equa e complessiva delle risorse idriche».
Il Nilo inizia il suo viaggio di 4.000 km nel Mar Mediterraneo dall’Uganda e il suo bacino è condiviso da nove Paesi tra cui Sudan, Burundi, Ruanda, Rd Congo, Tanzania, Kenya, Uganda, Etiopia ed Egitto.