di Simona Salvi
Mentre aumentano i timori di una crisi alimentare a causa del conflitto in corso tra Russia e Ucraina, l’Egitto, il più grande importatore mondiale di grano, ha inaugurato il primo di una serie di progetti agricoli in fase di sviluppo da anni, volti a ridurre la dipendenza dalle importazioni di cibo e a garantire il mercato interno in modo sostenibile.
Il presidente Abdel-Fattah al-Sisi, il premier Mustafa Madbouli e alcuni ministri hanno inaugurato nei giorni scorsi il progetto situato lungo la strada Cairo-Dabaa, nel nord-ovest del Paese, parte del più ampio Progetto di sviluppo del Nuovo Delta, volto a raddoppiare la produzione agricola locale. All’inaugurazione, al Sisi ha rimarcato come l’utilizzo dell’acqua sia fondamentale per aumentare la produzione, spiegando che l’Egitto userà in parte acqua proveniente da pozzi, e in parte quella proveniente da impianti di purificazione. L’acqua usata nel progetto non arriverà dal fiume Nilo, ha sottolineato.
Da parte sua, il direttore del progetto, Bahaa al-Ghannam, ha affermato che il progetto mira a ridurre il conto delle importazioni agricole egiziane, pari a circa 8 miliardi di dollari nel 2021, incrementando in particolare la produzione di grano in risposta alla prevista carenza internazionale causata dal conflitto. Obiettivo è arrivare a coltivare 600.000 tonnellate di grano nel 2022 e a circa un milione di tonnellate nel 2023. Il direttore del progetto ha tenuto a rimarcare come l’area interessata dal progetto si trovi lungo l’asse stradale Cairo-Dabaa, recentemente ristrutturato, e vicino a porti, aeroporti, aree industriali e altre strade e linee di comunicazioni. Caratteristica che faciliterà il trasferimento dei prodotti agricoli a tutte le aree del Paese, rappresentando così “un’enorme aggiunta” all’economia egiziana.
Il ministro dell’Agricoltura, al-Sayed al-Qusseir, ha spiegato che il progetto porterà anche alla bonifica di una parte del deserto occidentale dell’Egitto, che “in passato era il paniere di grano e cereali per il Paese e per la regione mediterranea nel suo insieme”.
“Il progetto è in collaborazione con investitori privati che utilizzano la meccanizzazione per bonificare vaste aree di terra, che sono diverse dalle vecchie aree del delta del Nilo, dove la terra è frammentata in piccoli appezzamenti”, ha spiegato il ministro, aggiungendo che la politica di sviluppo agricolo per il 2030 prevede appunto “progetti di espansione orizzontale agricola per recuperare vaste aree dei deserti egiziani e creare nuove comunità rurali”.
Infine, il ministro per l’Approvvigionamento e il Commercio interno, Ali el Moselhi, ha precisato che il governo ha aumentato le sue riserve di materie prime per garantire che possano durare sei mesi anziché tre. “Quello che stiamo affrontando oggi fa parte delle sfide senza precedenti che il mondo deve affrontare – ha dichiarato il ministro, citato dai media egiziani – la sicurezza alimentare è una priorità assoluta e lo Stato è impegnato a garantire le materie prime, la loro disponibilità nel mercato locale e a monitorarne i prezzi”.