Altri quindici giorni in cella per Patrick Zaky. Un giudice egiziano ha prolungato ancora la carcerazione preventiva per lo studente egiziano dell’università di Bologna arrestato oltre tre mesi fa in Egitto con l’accusa di propaganda sovversiva su Facebook. L’ordinanza è stata resa pubblica dal legale del giovane, Hoda Nasrallah, in un’intervista all’agenzia Ansa.
Lo studente dell’ateneo bolognese è detenuto dal 7 febbraio (giorno di un controverso fermo formalizzato in arresto l’8). Un mese dopo la magistratura aveva ordinato un primo prolungamento di 15 giorni, poi, per tre volte a marzo e quattro ad aprile l’udienza, poi svoltasi martedì scorso, era stata rinviata a causa della pandemia di Covid-19. Fra le accuse a carico di Patrick, «la diffusione di notizie false», «l’incitamento alla protesta» e «l’istigazione alla violenza e ai crimini terroristici».
La sua sorte desta timore negli amici e nei parenti. Soprattutto dopo la recente morte di Shady Habash che era stato arrestato nel 2018 con l’accusa «adesione a un gruppo al bando e propagazione di notizie false, fra le altre accuse». In realtà la sua unica colpa era quella di aver curato la regia di un video musicale di un cantante in esilio in cui il presidente al-Sisi veniva irriso e chiamato «dattero». Secondo la versione ufficiale, il regista sarebbe morto per aver bevuto una miscela di acqua e alcol per sanificazioni anti-coronavirus. Le reali ragioni della sua scomparsa sono ancora sconosciute.