Spirano venti di guerra sul Nord Africa. Il Parlamento egiziano ha votato per autorizzare lo spiegamento dei suoi militari all’estero per difendere la sicurezza nazionale e «combattere criminali e terroristi stranieri sul fronte occidentale».
Il riferimento, neanche tanto velato, è alla crisi libica. Il Cairo teme che le forze armate che rispondono al governo di Tripoli (e sono sostenute da Turchia e Qatar) portino a termine l’offensiva verso Oriente sconfiggendo l’uomo forte di Bengasi, Khalifa Haftar (stretto alleato dello stesso Egitto, di Arabia Saudita, Emirati arabi uniti e Russia). Ciò porterebbe la Libia nell’orbita della Turchia e della sua visione di Islam politico. Quell’Islam politico che in Egitto è incarnato dalla Fratellanza musulmana, acerrima nemica dell’attuale presidente Abdel Fattah al-Sisi.
La risoluzione è arrivata nonostante una telefonata tra il leader egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il presidente Donald Trump, il quale avrebbe chiesto al suo omologo egiziano di non fare nulla per far precipitare la situazione in Libia. La scorsa settimana il parlamento pro-Haftar nella Libia orientale aveva approvato una mozione che chiedeva l’intervento delle truppe egiziane. Le forze armate del Cairo, pur ben armate e addestrate, non combattono all’estero da più di trent’anni e non si sa a quale esito potrebbe portare uno scontro tra i militari egiziani e quelli turchi.