Egitto | «Pronti a intervenire in Libia»

di Enrico Casale
carro armato, base militare

Spirano venti di guerra sul Nord Africa. Il Parlamento egiziano ha votato per autorizzare lo spiegamento dei suoi militari all’estero per difendere la sicurezza nazionale e «combattere criminali e terroristi stranieri sul fronte occidentale».

Il riferimento, neanche tanto velato, è alla crisi libica. Il Cairo teme che le forze armate che rispondono al governo di Tripoli (e sono sostenute da Turchia e Qatar) portino a termine l’offensiva verso Oriente sconfiggendo l’uomo forte di Bengasi,  Khalifa Haftar (stretto alleato dello stesso Egitto, di Arabia Saudita, Emirati arabi uniti e Russia). Ciò porterebbe la Libia nell’orbita della Turchia e della sua visione di Islam politico. Quell’Islam politico che in Egitto è incarnato dalla Fratellanza musulmana, acerrima nemica dell’attuale presidente Abdel Fattah al-Sisi.

La risoluzione è arrivata nonostante una telefonata tra il leader egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il presidente Donald Trump, il quale avrebbe chiesto al suo omologo egiziano di non fare nulla per far precipitare la situazione in Libia. La scorsa settimana il parlamento pro-Haftar nella Libia orientale aveva approvato una mozione che chiedeva l’intervento delle truppe egiziane. Le forze armate del Cairo, pur ben armate e addestrate, non combattono all’estero da più di trent’anni e non si sa a quale esito potrebbe portare uno scontro tra i militari egiziani e quelli turchi.

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