Il corpo di Giulio Regeni è stato usato come una lavagna dell’orrore. Quattro, forse cinque lettere, tracciate da una lama in cinque punti diversi documentano incontrovertibilmente quello che a tutti era apparso da subito evidente. Nessun incidente. Per giorni, più mani di boia hanno torturato e marchiato, con sadismo e reminiscenze di altri secoli, il ricercatore italiano. Per poi, dopo giorni di sevizie, finirlo, ruotando il suo volto sfigurato su se stesso, fino a spezzargli il collo. Con quel corpo, con le fotografie contenute nelle 221 pagine di relazione del professor Vittorio Fineschi, da mesi a disposizione anche delle autorità del Cairo, sono tornati oggi a fare i conti i cinque investigatori egiziani che nelle prossime 48 ore incontreranno il procuratore Giuseppe Pignatone e il team di inquirenti italiani. Perché – come ora dicono i genitori di Giulio – “è stato il suo corpo, riconoscibile solo dalla punta del naso, a rimandare indietro ogni depistaggio. A stroncare il tentativo di accreditare che fosse drogato o vittima di un incidente stradale”.
(08/09/2016 Fonte: La Repubblica)
Egitto – Regeni fu a lungo torturato prima di essere ucciso
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