Il corpo di Giulio Regeni, il ricercatore universitario trovato morto al Cairo, in Egitto, è stato consegnato dalle autorità egiziane all’Ospedale italiano ‘Umberto I’ del Cairo.
Il cadavere è stato trovato in un fosso della periferia della capitale egiziana. Sul corpo ci sono segni di bruciature di sigaretta, tortura, ferite da coltello e segni di una “morte lenta”, secondo quanto riferisce il procuratore egiziano alla Associated Press. Ma il direttore dell’Amministrazione generale delle indagini di Giza aveva detto che “le indagini preliminari parlano di un incidente stradale e ha smentito che Regeni “sia stato raggiunto da colpi di arma da fuoco o sia stato accoltellato”. Il ministro degli estri, Paolo Gentiloni, chiede “verità”.
La procura di Roma, intanto, procede per il reato di omicidio. L’indagine è ancora contro ignoti. Il magistrato ha affidato la delega alla polizia giudiziaria a svolgere i primi accertamenti preliminari. “Il ministero degli Affari esteri ha convocato l’ambasciatore italiano nel quadro degli sviluppi della morte del giovane italiano”, scrive l’agenzia stampa ufficiale, Mena, riferendosi all’ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari.
E intanto si apprende che Regeni “collaborava con Il Manifesto” e utilizzava uno pseudonimo “perché temeva per la sua incolumità”. Il giovane si occupava in Egitto in particolare dei sindacati del Paese.
(05/02/2016 Fonte: Ansa)
Egitto – Regenti torturato prima di morire
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