Nessuna sorpresa alle elezioni presidenziali egiziane. Secondo i dati diffusi dall’Autorità nazionale per le elezioni (Nea), il presidente uscente Abdel-Fattah al-Sisi si è assicurato un terzo mandato conquistando un sonoro 89,6% dei consensi. Al-Sisi potrà dunque aggiungere almeno altri sei anni di presidenza fino al 2030.
Nel corso di una conferenza stampa, il capo della Nea, Hazem Badawy, ha aggiunto che l’affluenza alle urne è stata del 66,8% degli aventi diritto con 44,7 milioni di persone che sono andate a votare rispetto 67,3 milioni di potenziali elettori.
Subito dietro Al-Sisi, ma a lunga distanza, si è piazzato Hazem Omar, candidato del partito repubblicano, con il 4,% dei voti; Farid Zahran, candidato del partito social-democratico, con il 4%; e Abdel-Sanad Yamama, candidato del Wafd, con l’1,9%.
La guerra alle porte di casa, nella Striscia di Gaza, l’inflazione galoppante, il rimborso del debito, la questione della diga etiope lungo il corso del Nilo, una programmazione economica che tenga conto del settore privato. Sono queste secondo il quotidiano al-Ahram le priorità che il presidente Abdel-Fattah al-Sisi si trova ad affrontare alla vigilia del terzo mandato che gli è stato confermato dalle urne.
“Il crollo della sterlina egiziana e l’impennata dell’inflazione sono le questioni più immediate e urgenti che la prossima presidenza dovrà affrontare”, afferma Mohamed Shadi, un esperto economico del Centro di ricerca Al-Habtoor del Cairo.
Parlando con al-Ahram, Shadi ha sostenuto che benché le vicende internazionali e regionali abbiano un peso, molto presto il governo sarà chiamato a dare risposte sulle sfide interne, quelle economiche in primo luogo.
L’inflazione, che a novembre era al 36,4%, grava pesantemente sulle famiglie e la cronica carenza di valuta estera minaccia di paralizzare le importazioni essenziali. La lira egiziana ha perso metà del suo valore rispetto al dollaro e il debito nazionale è cresciuto, raggiungendo i 164,73 miliardi di dollari alla fine di giugno.
“Il presidente deve decidere se svalutare nuovamente la sterlina o tentare di contrastare in altri modi il mercato nero”, ha affermato Shadi. Si tratta di attuare riforme rigorose o rischiare di far precipitare la nazione in ulteriori turbolenze economiche. Trovare il giusto equilibrio tra disciplina economica e responsabilità sociale sarà un test cruciale per il nuovo presidente, ha affermato l’analista sentito da al-Ahram.
Un’altra sfida immediata che il governo dovrà affrontare sarà quella di finanziare il rimborso del debito per 29,23 miliardi di dollari con scadenza nel 2024, 19,43 miliardi di dollari nel 2025 e 22,94 miliardi di dollari nel 2026, secondo i dati diffusi dalla Banca Centrale d’Egitto.
Sul fronte internazionale, l’influenza dell’Egitto nella regione, secondo al-Ahram è stata rafforzata dalle mediazioni su Gaza. La guerra a Gaza è servita a ricordare agli egiziani un’altra sfida: la natura instabile della regione e il delicato equilibrio che l’Egitto deve mantenere.
Il Cairo deve gestire relazioni cruciali con gli Stati del Golfo, in particolare l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, che forniscono aiuti finanziari necessari.
Le relazioni con Israele, guidate da un trattato di pace vecchio di decenni, sono tese. Nonostante il Cairo abbia negoziato con Doha una tregua e uno scambio di detenuti tra israeliani e palestinesi, il presidente Al-Sisi e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non si sono parlati durante i due mesi di guerra.
Un’altra grande sfida, infine, è la Grande Diga dell’Etiopia sul Nilo (Gerd), che – ha sempre sostenuto il Cairo – minaccia la principale fonte d’acqua dell’Egitto. Anni di negoziati con l’Etiopia non hanno finora prodotto progressi nel soddisfare le preoccupazioni dell’Egitto.