Dopo la visita al Presidente al Sisi, Francesco ha abbracciato per la seconda volta il Grande Imam di Al-Azhar, il più prestigioso ateneo dell’Islam sunnita, Ahmed Al Tayyib. Un lungo abbraccio dopo l’incontro al Vaticano lo scorso anno. È la prima volta che un Papa visita questa istituzione. Il discorso di Francesco alla conferenza internazionale di Pace promossa da Al Tayyib, di fronte al patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, è stato deciso, forte. E l’ha cominciato in arabo: «As-salamu ‘alaykum». Che la pace sia con voi.
Quella che chiede e per la quale prega, è una pace indiscutibile, pulita, chiara: «Si assiste con sconcerto al fatto che, mentre da una parte ci si allontana dalla realtà dei popoli, in nome di obiettivi che non guardano in faccia a nessuno, dall’altra, per reazione, insorgono populismi demagogici, che certo non aiutano a consolidare la pace e la stabilità: nessun incitamento violento garantirà la pace, ed ogni azione unilaterale che non avvii processi costruttivi e condivisi è in realtà un regalo ai fautori dei radicalismi e della violenza».
«Vi ringrazio, o Papa, per le vostre giuste dichiarazioni che non qualificano l’islam come terrorismo», ha detto Al-Tayyib parlando di «vostra visita storica» che avviene «durante una catastrofe umana estremamente triste».
La soluzione per la pace descritta da Francesco «per prevenire i conflitti ed edificare la pace» è «adoperarsi per rimuovere le situazioni di povertà e di sfruttamento, dove gli estremismi più facilmente attecchiscono, e bloccare i flussi di denaro e di armi verso chi fomenta la violenza. Ancora più alla radice, è necessario arrestare la proliferazione di armi che, se vengono prodotte e commerciate, prima o poi verranno pure utilizzate. Solo rendendo trasparenti le torbide manovre che alimentano il cancro della guerra se ne possono prevenire le cause reali». Un impegno «urgente e gravoso cui sono tenuti i responsabili delle nazioni, delle istituzioni e dell’informazione».
Come impegno finale della giornata il Papa ha incontrato anche il patriarca dei copti, papa Tawadros II. «Ancora recentemente, purtroppo, il
sangue innocente di fedeli inermi è stato crudelmente versato» ha detto rivolgendosi al «Carissimo Fratello» Francesco ricordando le vittime egiziane dell’Isis, sottolinenando che il loro sacrificio unisce le chiese cristiane attraverso «l’ecumenismo del sangue».
«Come unica è la Gerusalemme celeste, unico – ha affermato – è il nostro martirologio, e le vostre sofferenze sono anche le nostre sofferenze, il loro sangue innocente ci unisce». «Rinforzati dalla vostra testimonianza, adoperiamoci – ha chiesto – per opporci alla violenza predicando e seminando il bene, facendo crescere la concordia e mantenendo l’unità, pregando perché tanti sacrifici aprano la via a un avvenire di comunione piena tra noi e di pace per tutti». «La meravigliosa storia di santità di questa terra non è particolare solo per il sacrificio dei martiri», ha esortato Bergoglio che al tema dell’ecumenismo del sangue ha dedicato gran parte del suo intervento di oggi pomeriggio al Patriarcato copto.
(29/04/2017 Fonte: La Repubblica)