di Chiara Musarò – Centro studi AMIStaDeS APS
Il 6 maggio 2024 si è tenuto il primo turno delle elezioni presidenziali in Ciad: i risultati preliminari hanno indicato Mahamat Déby Itno, capo della giunta militare in carica, vincente con oltre il 61% dei voti, e Succès Masra, il principale sfidante, si è attestato oltre il 18,5%. Questo turno elettorale ha suscitato un notevole interesse internazionale, ma quali sono le ragioni di questa attenzione?
La corsa presidenziale tenutasi in Ciad va ben oltre la mera competizione elettorale e riflette una complessa dinamica socio-politica con profonde implicazioni nazionali e internazionali. Oltre al loro significato democratico, queste elezioni segnerebbero, almeno teoricamente, la conclusione di una transizione politica iniziata dopo la morte dell’ex presidente Idriss Déby Itno nell’aprile 2021.
Temendo un vuoto di potere, infatti, suo figlio Mahamat era stato nominato capo del Consiglio Militare di una transizione che, originariamente, era stata prevista per durare diciotto mesi, ma si è prolungata per oltre tre anni. Nonostante il cambio di potere incostituzionale, l’Unione Africana ha evitato di sanzionare il Ciad, riconoscendo il suo contributo significativo nella lotta al terrorismo, ma ha richiesto che i leader di transizione non fossero eleggibili per le elezioni successive.
Nonostante ciò, Mahamat Déby Itno (foto di apertura) ha seguito la tradizione familiare ricercando una nuova legittimazione da parte delle urne, il cui processo pare si sia svolto pacificamente. Tuttavia, organizzazioni e realtà come l’Unione Europea, che pure aveva finanziato le elezioni e aveva riposto in queste grandi aspettative, ha denunciato la mancanza di trasparenza, dal momento che gli osservatori della società civile non hanno avuto accesso ai seggi. Una critica condivisa anche dalle forze dell’opposizione: Succès Masra, leader dell’opposizione e rivale nella corsa presidenziale, ha annunciato di non accettare i risultati per poi contestare in appello presso il Consiglio Costituzionale del Paese i risultati preliminari delle presidenziali del 6 maggio.
Dinamiche di potere: competizione o repressione?
La selezione dei candidati presidenziali rifletteva già una predisposizione verso questo esito: tre figure potenzialmente competitive erano state escluse per “irregolarità” durante la fase di candidatura e una delle principali figure dell’opposizione, Yaya Dillo Djerou, era stato ucciso in un conflitto armato con le forze di sicurezza nel quartier generale del suo partito lo scorso febbraio .
La competizione presidenziale si è quindi sostanzialmente ridotta a due contendenti principali: Mahamat Déby Itno e il suo principale rivale, Succès Masra, un economista con orientamenti filo-democratici, emerso come figura di spicco durante il regime dell’ex presidente Idriss Déby Itno.
Masra, presidente del partito “Les Trasformateurs”, nell’ottobre 2022 lasciò il Ciad alla volta degli Stati Uniti, dopo che il suo partito e altri sei furono sospesi dal governo militare a seguito di violente proteste contro il prolungamento del mandato di Déby Itno.
Le proteste, che hanno causato la morte di oltre 60 persone e che sono state etichettate come “tentativo di colpo di Stato” dal governo, hanno alla fine portato a un accordo tra il ministro della riconciliazione del Paese e il partito di Masra, permettendo al politico esiliato e ad altri membri dell’opposizione di fare ritorno in Ciad. Successivamente, Masra è stato nominato Primo Ministro.
Le opinioni sulla candidatura di Masra sono state contrastanti. D a una parte alcuni lo hanno accusato di essere un candidato “di facciata”, utilizzato per creare l’illusione di una competizione più dinamica e democratica; dall’altra, ci sono coloro che hanno visto nella sua candidatura un’autentica aspirazione politica, rafforzata nel tempo.
Al di là delle opinioni contrastanti, già queste dinamiche avevano fatto intuire l’improbabilità di un cambiamento significativo nella politica ciadiana, che ha sempre oscillato verso il mantenimento di un certo grado di autoritarismo.
Il ruolo chiave del Ciad nel contesto regionale
Queste elezioni hanno attratto particolare attenzione a livello internazionale, ma quali sono i motivi di tanto interesse?
Il Ciad, quinto paese più esteso in Africa con circa 18 milioni di abitanti, si posiziona al 189º posto nell’Indice di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite (UNDP). Nonostante le sue ricche riserve di idrocarburi, che garantiscono una certa indipendenza economica, il paese lotta con alti livelli di povertà e vulnerabilità, con il 42,3% della popolazione sotto la soglia di povertà nazionale.
Fortemente militarizzato sin dalla sua indipendenza dalla Francia nel 1960, il Ciad ha affrontato continue sfide di instabilità politica ed economica, aggravate da enormi squilibri socioeconomici. Questo scenario ha alimentato un crescente malcontento popolare, con la richiesta non solo di un cambio democratico di regime, ma anche di un migliore accesso ai servizi di base.
Nonostante queste difficoltà, il Ciad occupa una posizione geografica strategica come cerniera tra l’Africa settentrionale e quella sub-sahariana, tra l’Africa occidentale e orientale, nella fascia saheliana. Le prospettive del Ciad sono dunque strettamente connesse a quelle dei suoi vicini: la Libia, il Sudan, il Mali, il Burkina Faso, la Nigeria, il Niger e la Repubblica Centrafricana.
In un contesto regionale segnato dai colpi di Stati e da conflitti armati, il Ciad si è distinto come un punto di riferimento di stabilità nella regione del Sahel, anche consolidando la sua posizione di alleato affidabile per le potenze occidentali. Mentre altri Paesi della regione, che pure hanno conosciuto una recente ondata di colpi di Stato e le cui transizioni politiche appaiono impegnative, se non impossibili, il Ciad è il primo ad indire delle elezioni almeno apparentemente democratiche, anche in una funzione preventiva rispetto ad eventuali critiche dal fronte internazionale sulla deriva autoritaria della transizione.
Nell’est del Ciad, il Sudan è attualmente coinvolto in una guerra civile da oltre un anno e la cui situazione inevitabilmente influisce sulla politica interna del Ciad: quali potrebbero essere le mosse di Déby in questo contesto di conflitto?
Inoltre, al confine sud del Ciad si trova la Repubblica Centrafricana – dato che si tende a sottovalutare – che esercita una significativa pressione migratoria sul Ciad e sul cui territorio centrafricano opera da tempo la prima base militare russa del continente africano, formata dagli uomini dell’ ex gruppo Wagner e sotto il nome di Africa Corps, un dettaglio di non poco conto nelle dinamiche regionali.
Pertanto, gli esiti di queste elezioni potrebbero avere un impatto significativo su una regione turbolenta.
Declino francese, incertezze americane e l’ascesa russa
Se il Ciad rappresenta quindi uno dei pochi alleati affidabili delle potenze occidentali e gioca un ruolo chiave nella lotta al terrorismo nel Sahel, soprattutto contro i jihadisti di Boko Haram, la sua importanza strategica è stata sempre riconosciuta, in particolare dalla Francia. Ancora oggi nel Paese continua ad esservi ancora una forte presenza militare francese. La Francia ha costantemente sostenuto la dinastia Déby, considerandola un alleato politico di fiducia. Ma considerato il crescente sentimento anti-francese e la crescente instabilità nella regione, i francesi potrebbero cercare attivamente di mantenere una posizione di influenza in Ciad. Di conseguenza, ciò solleva interrogativi sul coinvolgimento del Ciad nel declino dell’influenza francese in Africa.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, i loro passi restano incerti, come dimostra il recente annuncio del ritiro di truppe dal Ciad e dal Niger.
Questo scenario di declino dell’influenza francese e di incertezza americana ha aperto la strada all’aumento dell’influenza russa, che tende a infiltrarsi negli spazi vuoti lasciati dalle altre potenze, sfruttando il malcontento anti-francese nella regione e nel Paese. Seguendo la strategia adoperata nei Paesi limitrofi, la Russia fornisce armi e addestramento militare in cambio di risorse primarie. In tal senso, da parte sua, il Ciad potrebbe attuare una strategia di diversificazione dei suoi partner.
La transizione politica che seguirà alle elezioni in Ciad, sia essa pacifica o meno, si rivela come un momento cruciale non solo per il Paese stesso, ma anche per l’intera regione del Sahel e la comunità internazionale. Oltre agli esiti, anche se prevedibili, delle elezioni stesse, ciò che seguirà sarà di fondamentale importanza per il futuro della stabilità a livello nazionale e regionale.
Le possibili minacce alla stabilità del Ciad e dell’area saheliana dopo il voto sono numerose: si tratta di rischi legati alla persistente instabilità politica interna, che potrebbe essere esacerbata dalle contestazioni e dalle tensioni post-elettorali. Inoltre, la presenza di gruppi terroristici e milizie armate nella regione rappresenta una minaccia costante per la sicurezza e la stabilità.
In termini di ridefinizione delle aree di influenza geopolitica, è probabile che si assista a una rivalità tra attori regionali e globali per consolidare o ampliare il proprio controllo e influenza nel Ciad e nel Sahel. Paesi come Francia, Stati Uniti, Russia e altri attori regionali potrebbero cercare di sfruttare la transizione politica per rafforzare le proprie posizioni strategiche.
Foto di apertura: Afp