Continuità o cambiamento? Tra meno di una settimana, domenica 27 dicembre, i nigerini sono chiamati alle urne per scegliere se affidare la gestione della nazione a Mohamed Bazoum, delfino del presidente uscente Mahamadou Issoufou e suo compagno politico di una vita, oppure a uno dei 29 sfidanti in lizza e, quindi, ai rispettivi partiti.
Mohamed Bazoum contro tutti… e nessuno
«Saï Bazoum», «Bazoum o niente» in lingua hausa, è lo slogan della campagna elettorale del candidato della formazione di governo, il Partito nigerino per la democrazia e il socialismo (Pnds Tarayya), in gara anche per la maggioranza parlamentare. Forte dell’appoggio delle alte sfere – il suo direttore di campagna elettorale non è altro che il figlio del presidente, Sani Mahamadou Issoufou, che è anche vicedirettore di gabinetto del padre – Bazoum è considerato favorito. Nato nel 1960 a Bilabrine, nei pressi di Diffa, nell’estremo sud-est del Paese, il probabile futuro presidente appartiene a una minoranza etnica, quella araba, essendo membro della tribù degli Ulad Suleiman. Una caratteristica che gioca a suo sfavore, nonostante il peso politico del personaggio: tra i fondatori del Pnds, Bazoum è l’attuale presidente del partito e ha occupato numerosi incarichi sia come deputato che come ministro alla guida di importanti dicasteri, tra cui gli Interni e gli Esteri.
A pochi giorni dal voto, sette dei 29 sfidanti di Bazoum si sono rivolti ufficialmente alla Corte Costituzionale per ottenere l’invalidazione della sua candidatura, invocando riserve sulla sua cittadinanza. In una conferenza stampa, un ottavo candidato, l’ex golpista contro Mamadou Tandja ed ex presidente della giunta di transizione, Salou Djibo, ha ugualmente denunciato irregolarità nei certificati di nascita presentati da Bazoum. La Corte Costituzionale, tuttavia, ha già esaminato la questione e concluso a favore della candidatura. «Non hanno altri argomenti per attaccarmi», reagisce Bazoum. «Frequento i corridoi dello Stato da oltre 30 anni, ma i miei avversari non hanno mai potuto attaccare né la mia moralità né la gestione degli affari sotto la mia responsabilità; mai hanno potuto accusarmi di non essere un grande difensore della democrazia, né sono mai stato accusato di essere disonesto», ha affermato il candidato in una recente intervista al canale televisivo Africable.
Più etica nella gestione dello Stato, promessa o realtà?
Una gestione più virtuosa del potere è il punto numero uno del programma di Bazoum, che ne contiene 12. Sotto il titolo “Consolidare e andare avanti”, il programma di “Rinascita, atto 3” prevede la continuità con le strategie messe in atto da 10 anni da Mahamadou Issoufou. Consolidare le istituzioni democratiche, lottando contro la cattiva gestione ed essendo più esigenti con gli agenti dello Stato è, sulla carta, una priorità del candidato Bazoum. La scelta sembra dialogare con le attese dei detrattori della gestione del potere. Lo scandalo che ha travolto il ministero della Difesa lo scorso febbraio ha gettato un’ulteriore ombra su un’amministrazione pubblica pesante e poco dinamica. Frodi per circa 50 milioni di euro, fatture gonfiate e materiali pagati ma mai consegnati alle forze armate confrontate alla minaccia terroristica, falsi in scritture pubbliche e commerciali, arricchimento illecito e vizi nelle procedure d’appalti pubblici, hanno suscitato indignazione nell’opinione pubblica. Il 15 marzo, una manifestazione della società civile era finita in scaramucce con le forze dell’ordine. L’arresto di sei attivisti – Moussa Tchangari, Ali Idrissa, Moudi Moussa, Mounkaila Halidou, Habibou Soumaila, Sani Chekaraou e Maikoul Zodi – tre dei quali rimasti in carcere per ben sei mesi, ha ulteriormente oscurato l’immagine del governo di Niamey.
Passi indietro nel rispetto delle libertà
Gli arresti degli esponenti della società civili sono stati denunciati come casi emblematici di una regressione nel rispetto delle libertà individuali, della libertà d’espressione e del rispetto dei diritti umani. Con la pandemia di covid-19, le autorità hanno avuto ulteriori argomenti per limitare le forme di contestazione. Sulla scena politica, sempre per una privazione di libertà, è fuori dai giochi l’uomo considerato il reale leader dell’opposizione, Hama Amadou, ex primo ministro ed ex presidente dell’Assemblea nazionale, già candidato alle elezioni presidenziali del 2016. Ormai a piede libero, Hamadou è stato escluso dalla corsa elettorale a causa di una condanna a un anno di reclusione inflitta per il reato dei cosiddetti ‘fanciulli importati’ dalla Nigeria, che avrebbe visto l’attribuzione di maternità a una donna che non era la madre biologica. Una vicenda che l’oppositore ha sempre definito di natura politica e costruita con l’intenzione di buttarlo fuori dall’arena della leadership politica. La formazione politica di Hamadou, il Moden/Fa Lumana, in preda a una divisione interna, concorre per le elezioni parlamentari.
Il quadro economico-sociale
Circa i progressi economico-sociali del Niger, tristemente noto per essere l’ultimo (189°) classificato nell’Indice dello sviluppo umano delle Nazioni Unite nonostante gli ingenti introiti legati allo sfruttamento di uranio e di petrolio, è battaglia di proclami tra maggioranza e detrattori. «Abbiamo realizzato molte infrastrutture, sta diminuendo il tasso di povertà rurale, il tasso di crescita del Pil è elevato, abbiamo fatto progressi nell’ambito della scuola e delle strutture sanitarie, reclutato medici e insegnanti, e gettato le basi per la sicurezza nazionale», afferma nello spot pubblicitario di campagna Sani Mahamadou. Al contrario, commentava qualche mese fa Moussa Tchangari, noto leader della società civile e responsabile dell’associazione Alternative Espaces Citoyens, «il sistema educativo e sanitario è in deliquescenza, il quadro economico è cupo, i cittadini hanno subito gli effetti della drastica legge finanziaria, che ha reso più forte la pressione fiscale. Dal punto di vista delle libertà individuali, si assiste a una palese regressione». Nel programma di Bazoum, c’è la chiara volontà di promuovere il grande patrimonio non ancora abbastanza sfruttato del Niger, quello dell’agricoltura e dell’allevamento. Per quanto riguarda l’accesso all’elettricità, il candidato di maggioranza annuncia una futura centrale a carbone e la volontà di sviluppare impianti a energia solare. Una promessa è anche quella di formare mille giovani nigerini al coding e allo sviluppo di villaggi intelligenti.
La minaccia del terrorismo
Sulle elezioni pesa inoltre la minaccia del terrorismo. Proprio nella regione sudorientale, quella che conosce molto bene il candidato del Pnds, il Niger è nel mirino di attacchi di Boko Haram. Pochi giorni fa, alla vigilia delle elezioni municipali, almeno 27 civili sono stati uccisi da presunti miliziani di Boko Haram a Toumour, un villaggio della regione di Diffa. A minacciare la sicurezza sono anche i gruppi armati presenti in Mali, ben più vicini, geograficamente parlando, al Niger che alla capitale del Mali, Bamako. Un anno fa, il campo militare di Inates, vicino al Mali, fu teatro di una delle stragi più cruenti, costata la vita a circa 70 soldati nigerini. Il 9 agosto scorso, a un’ora da Niamey, un convoglio di espatriati francesi e due accompagnatori locali nel Parco delle Giraffe sono stati ammazzati in un attacco rivendicato dall’Isis, in chiave anti francese. La strategia di lotta al terrorismo, nella quale sono coinvolti in territorio nigerino i militari di Francia e Stati Uniti, prevede il raddoppio dell’esercito entro cinque anni. A dirlo è stato nei giorni scorsi il ministro della Difesa nazionale, Issoufou Katembe, davanti al Parlamento. Secondo le dichiarazioni rese dal ministro, gli effettivi passeranno dagli attuali 25 mila a 50 mila, mentre aumenteranno i centri di addestramento militare nelle otto regioni del Paese, il numero dei supervisori militari e saranno create scuole di addestramento per ufficiali e sottufficiali.
Un’opposizione che non si unisce
L’elevatissimo numero di candidati in lizza per le presidenziali indebolisce i ranghi dell’opposizione, che appare divisa e sotto certi aspetti neanche troppo distaccata dalla maggioranza. Tra principali avversari di Bazoum, figurano l’ex golpista Djibo; Seini Oumarou, già primo ministro ed ex alleato della maggioranza presidenziale, candidato del Movimento nazionale per la società dello sviluppo (Mnsd); il primo presidente democraticamente eletto Mahamane Ousmane, alla guida del Paese dal 1993 al 1996 (Convenzione Democratica e Sociale); il ministro dell’Agricoltura e dell’Allevamento Albadé Abouba. Spicca anche l’ex ministro Trasporti Ibrahim Yacouba, 49 anni, sindacalista, militante altermondialista, attivista per l’annullamento del debito, contro la guerra in Iraq, contro il carovita e per i servizi pubblici di base. Ritenuto troppo ambizioso e ribelle fu escluso dal Pnds e arrivò quinto alle presidenziali del 2016, ma al secondo turno appoggiò Issoufou, diventando poi un suo ministro degli Esteri. Esponente del Movimento patriottico nigerino (Mpn), è soprannominato “il candidato della speranza”. Di lui, alcuni osservatori dicono che potrebbe essere, in assenza di Hamadou, colui che potrebbe raggruppare l’opposizione nel caso di un secondo turno.
(Céline Camoin)
Photo credit: ©InfoAfrica/Céline Camoin
Mohamed Bazoum nel febbraio 2018, allora ministro dell’Interno, durante il Festival dell’Aïr