Sono le 3 del mattino del 10 Gennaio. Corneille Naanga, nel cuore della notte, riunisce l’assemblea della CENI (La Commissione Elettorale indipendente) e i giornalisti per leggere i risultati provvisori delle elezioni presidenziali. Questi: 7.051.013 voti raccolti dal candidato della coalizione Cach, Felix Tshisekedi. 6.366.732 per Martin Fayulu, candidato della coalizione Lamuka. Distanziato in terza piazza Ramazani Shadary, delfino di Kabila e leader della coalizione FCC. Per uno scarto di 684.281 voti, poco piu di 3 punti percentuali, con il 38,57% dei voti viene proclamato vincitore Tshisekedi.
La RDC si sveglia al mattino con un presidente provvisorio. Il 56 enne Felix Tshisekedi, figlio del piu grande oppositore degli ultimi trent’anni della storia del paese, Etienne Tshisekedi. Un risultato che nel caso fosse confermato sarebbe storico. Sarebbe infatti il primo caso di transizione pacifica e democratica nella storia del paese.
Svolgimento interno
Raggi di sole. Tshisekedi si presenta davanti alla sede del suo partito cominciando per “ringraziare la CENI per il lavoro svolto nonostante minacce e pressioni” e dedicando la storica vittoria “al popolo congolese”.
Nuvole passeggere. Aimé Kilolo, portavoce di Ramazani Shadary, dichiara di aver assistito a delle “elezioni libere e democratiche” affermando che “sarà possibile assistere a un passaggio democratico storico nella storia del paese”.
Tuoni e fulmini. Martin Fayulu parla apertamente di “putsch elettorale”, di “risultati ridicoli che non hanno nulla a che vedere con la verità delle urne. Una vergogna”.
Niente di nuovo verrebbe da dire. Chi vince si incensa, chi perde accusa brogli.
Spingiamoci più a fondo per discernere il caso.
- Va bene i tre partiti. Ma poi c’è la CENCO, la conferenza episcopale congolese. In uno stato di diritto efficiente la Chiesa avrebbe di che occuparsi delle questioni di fede più che di quelle politiche. Ma in un paese in cui le istituzioni sono spesso state colpevolmente assenti, la Chiesa è a agli occhi di molti congolesi il baluardo a cui aggrapparsi mentre tutto intorno crolla. La Cenco – che ha organizzato una missione di osservazione elettorale interna coinvolgendo 40.000 persone – afferma il 3 gennaio che “in base alle informazioni a nostra diposizione (…) emerge un candidato alla vittoria”. A chi si riferisce la Cenco? Non farà mai il nome, ma molti osservatori si lasciano scappare un sibilo dalla bocca: Martin Fayulu.
Il 10 Gennaio, dopo la pubblicazione dei risultati provvisori, la Cenco dichiara attraverso un comunicato che “i risultati pubblicati dalla Ceni non corrispondono a quelli raccolti dalla nostra missione elettorale.”
2. Quanti sono i voti di scarto tra la coalizione Lamuka e la colazione Cach? Circa 680.000. Ma quante persone non hanno potuto votare nelle tre circoscrizioni di Beni, Butembo e Yumbi? Circa 1.200.000, il doppio. E per chi avrebbero votato? Nessuno lo può dire. Ciò che sappiamo però è che è altamente improbabile che avrebbero votato per la maggioranza e che la coalizione Lamuka ha una forte presenza in quei territori.
3. Il 6 gennaio sera, la CENI afferma di essere al 53% dello spoglio dei voti. Il 9 gennaio sera sono pronti a rilasciare i dati provvisori. Dal 31 dicembre al 6 gennaio lo spoglio è stato effettuato per poco piu della metà dei voti, poi 3 giorni dopo i risultati provvisori sono pronti a essere annunciati. E dove sono i processi verbali?
4. Il tono delle reazioni interne. Dopo la giornata elettorale Tshisekedi rimane silente. Strano -notano molti osservatori- che colui che dovrebbe essere in testa alle elezioni quasi non si esprima. Vital Kamerhe, altro storico oppositore e vice designato comincia a parlare di riconciliazione con l’ex presidente Kabila. L’FCC si esprime con tono conciliante per una forza che dopo esser rimasta al potere per 18 anni consecutivi si ritrova ora in terza piazza con un misero 24% dei voti. Baudouin Wetshi Amba, redattore del sito di informazioni “Congo Indépendant” esprime ad alta voce un sibilo che comincia a rincorrersi per i social media e per le strade: “speriamo che i risultati provvisori rispecchino la verità delle urne e non un accordo politico tra Cach e FCC che permetterebbe a Kabila e ai suoi oligarchi di uscire dalla porta per rientrare dalla finestra”.
Svolgimento esterno.
Appena quattro ore dopo l’annuncio, di primo mattino, il ministro degli Affari Esteri francese Le-Drian interviene a gamba tesa nel dibattito post-elettorale. “Sembra che i risultati proclamati non siano conformi ai risultati constatati qua e là nel paese e dalla missione elettorale della Cenco (…)” Con più tatto, ma con un messaggio simile, interviene anche Reynders, ministro degli Affari Esteri belga: “prendiamo atto dei risultati espressi dalla CENI e rimaniamo in attesa di vedere le reazioni interne prima di esprimerci. Abbiamo un certo numero di dubbi che dobbiamo verificare e che discuteremo nei prossimi giorni nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. L’Unione Europea chiede alla CENI “di pubblicare i processi verbali di ogni centro di compilazione, cosi come previsto dalla legge, per affermare la credibilità e trasparenza dello scrutinio.” Prudenza arriva anche da Pretoria. Il gigante sudafricano afferma di “prendere atto del risultato provvisorio”, domandando al contempo di accelerare la pubblicazione del risultato definito “per assicurare la “credibilità dello scrutinio”.
Tutti gli attori si esprimono condannando “ogni ricorso alla violenza” e ove necessario di manifestare il proprio dissenso “secondo le disposizioni previste dalla legge”, ossia secondo un ricorso alla Corte Costituzionale che deve essere inoltrato entro 48 ore dalla proclamazione del risultato provvisorio.
Purtroppo nella giornata di ieri sconti e disordini sono stati registrati in giro per il paese (soprattutto a Kikwit) e si contano almeno 10 morti.
Conclusione provvisoria
Nessun finale scritto. Non resta che seguire gli eventi. Nel tardo pomeriggio dell’11 Gennaio Fayulu ha dichiarato che ricorrerà domani alla Corte Costituzionale per richiedere “ la pubblicazione dei processi verbali davanti agli osservatori nazionali e internazionali e la conta dei i voti, uno per uno, se sarà necessario”.
La Corte ha sette giorni per esaminare il ricorso ed esprimersi. Saranno sette giorni roventi sotto il cielo della RDC. Si attendono prossimente le reazioni della CENI e del Presidente provvisorio Tshisekedi. Augurandosi che la calma possa prevalere.
(Roberto Morel)