Sventato un golpe nel 2016, stretto nella morsa degli attentati, criticato dalla comunità internazionale, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è concesso un tour in Africa. No, non si è preso una vacanza. Anzi. Il suo viaggio, che toccherà Tanzania, Mozambico e Madagascar, è quanto di più politico si possa immaginare.
In ogni tappa che farà nel continente, Erdogan farà pressioni sui singoli Governi affinché ostacolino o chiudano le attività del predicatore Fethullah Gülen, suo ex alleato e ora accusato di aver organizzato il fallito colpo di Stato nel luglio 2016. Le sue pressioni non sono che il capitolo finale di una politica che cerca di marginalizzare Gülen che in Africa ha una fitta rete di istituzioni scolastiche. Nella sola Tanzania ha undici istituti per un totale di tremila studenti, la maggior parte dei quali sono musulmani.
Erdogan visiterà l’Africa anche per motivi economici. Il Presidente turco è accompagnato dai suoi ministri dell’Economia e dell’Energia e una delegazione di uomini d’affari. La Turchia cerca infatti nuovi mercati. In particolare, Ankara guarda con interesse il settore turistico in Madagascar, quello edile in Tanzania e degli idrocarburi in Mozambico. Non va dimenticato che la Turchia ha investito e sta investendo molto in Africa. Soprattutto in Somalia dove è il principale alleato del Governo di Mogadiscio e ha contribuito a ricostruire alcune importanti infrastrutture.