Il reverendo Abune Baslios è stato eletto sesto Patriarca della Chiesa Ortodossa Eritrea Tewahdo. L’elezione, tenutasi presso la sede centrale della Chiesa, ha visto la partecipazione dei membri del Santo Sinodo, dei rappresentanti dei monasteri, del consiglio degli studiosi e delle diocesi, sia nazionali che estere. Il processo elettorale si è svolto in conformità con le norme e i regolamenti stabiliti dal Santo Sinodo e dalla Chiesa. La cerimonia ufficiale di consacrazione è prevista per il 26 gennaio 2025 e sarà un evento di grande rilevanza religiosa e nazionale.
La Chiesa Ortodossa Eritrea Tewahedo è una delle antiche Chiese orientali che segue la tradizione monofisita. Le sue radici risalgono al IV secolo, quando il cristianesimo fu introdotto nella regione dell’antico regno di Axum (oggi Eritrea ed Etiopia), grazie ai missionari Frumenzio e Aedezio, che evangelizzarono l’area sotto il regno del re Ezana. La Chiesa adotta il rito alessandrino e utilizza il ge’ez, una lingua liturgica antica. Ha un ruolo centrale nella vita sociale e spirituale degli eritrei, ma ha affrontato anche difficoltà, tra cui pressioni politiche e conflitti interni. Nonostante ciò, rimane una delle istituzioni più influenti nel Paese.
Per secoli, la Chiesa Eritrea è stata parte integrante della Chiesa Ortodossa Tewahedo Etiope, che a sua volta dipendeva dal Patriarcato di Alessandria d’Egitto. Nel XX secolo, la colonizzazione italiana e successivamente le spinte nazionaliste hanno contribuito a differenziare l’identità religiosa eritrea da quella etiope. Nel 1991, con l’indipendenza de facto dell’Eritrea dall’Etiopia e il riconoscimento ufficiale dell’indipendenza nel 1993, è emersa la necessità di una Chiesa nazionale. Nel 1998, la Chiesa Ortodossa Eritrea ha ottenuto l’autocefalia, con il riconoscimento del Patriarcato di Alessandria. Il primo patriarca della Chiesa Eritrea è stato Abune Phillipos, consacrato lo stesso anno.
Da allora, la Chiesa Ortodossa Tewahedo Eritrea ha però affrontato numerosi dissidi interni alimentati da questioni politiche, interferenze governative e conflitti teologici o amministrativi. Nel 2006, il patriarca Abune Antonios, il terzo leader della Chiesa, è stato deposto con l’accusa di resistere alle ingerenze statali, inclusa la richiesta di espellere membri del clero critici verso il governo. Abune Antonios è stato sostituito da Abune Dioskoros, ma molti membri della comunità ortodossa e organizzazioni internazionali hanno denunciato la sua rimozione come illegittima. Antonios è rimasto agli arresti domiciliari fino alla sua morte nel 2022, senza mai rinunciare al titolo di patriarca.
La deposizione di Abune Antonios ha creato una frattura all’interno della Chiesa, con una parte del clero e dei fedeli che continuava a riconoscerlo come il legittimo patriarca. La comunità eritrea ortodossa nella diaspora ha svolto un ruolo cruciale nel denunciare le interferenze governative e nel sostenere il patriarca deposto. Questo ha creato un ulteriore scollamento tra la Chiesa in Eritrea e le comunità all’estero. Nonostante queste sfide, la Chiesa ortodossa continua a rappresentare un pilastro della cultura e dell’identità nazionale. Tuttavia, la necessità di una riconciliazione interna e di maggiore autonomia dalle pressioni politiche rimane fondamentale per il suo futuro.