Voci incontrollate lo davano per morto. Alcuni sostenevano che il coronavirus se lo fosse portato via. Invece Isaias Afewerki è vivo. L’ex leader dei ribelli, diventato presidente dell’Eritrea e trasformatosi in uno dei più feroci dittatori africani, non è spirato, anzi.
Nel fine settimana è volato nella vicina Etiopia per un incontro al vertice con l’omologo Abiy Ahmed. Sul tavolo, i temi scottanti dell’epidemia di coronavirus e dell’enorme diffusioni di locuste che ha distrutto i raccolti nell’intera Africa orientale.
L’arrivo di Isaias Afewerki ad Addis Abeba è stata una sorpresa per molti. Da tempo non aveva più effettuato uscite pubbliche, il che aveva provocato speculazioni sullo stato della sua salute. Non è la prima volta che una sua lunga assenza ha suscitato voci di una sua possibile morte. Alcuni anni fa, per mesi non aveva dato più notizie di sé. L’opposizione parlava di una morte tenuta nascosta dai suoi fedelissimi. Poi d’improvviso riapparve in televisione dove fu intervistato da un giornalista. Sempre l’opposizione, allora, parlò di un intervento di trapianto al fegato nei Paesi del Golfo. Isaias è noto per essere un gran bevitore e questo avrebbe inciso, secondo i leader dell’opposizione in esilio, sulle sue condizioni di salute. Ma anche queste sono speculazioni. Non c’è nulla di certo.
Non è chiaro neppure il motivo per cui il leader eritreo abbia scelto di recarsi di persona in Etiopia quando la maggior parte degli altri summit tra i leader della regione vengono condotti tramite videoconferenza.