I leader Eritrea, tra cui il Presidente Isaias Afewerki, hanno commesso «violazioni dei diritti umani», che possono costituire crimini contro l’umanità. Lo denuncia una commissione delle Nazioni Unite che, in un’indagine durata un anno, ha concluso che l’Eritrea è uno «Stato totalitario» che controlla i cittadini attraverso una rete di sicurezza che penetra tutti i livelli della società.
«Le informazioni raccolte attraverso il sistema di controllo pervasivo è usato con un arbitrio assoluto per mantenere la popolazione in uno stato di paura permanente», si legge nel rapporto di 500 pagine. «Non è la legge che governa gli eritrei. Ma la paura».
Il Governo è accusato di diffuse violazioni dei diritti umani: «Il godimento dei diritti e delle libertà sono gravemente ridotte in un contesto globale di una totale mancanza di stato di diritto». La Commissione rileva inoltre che «le violazioni in materia di esecuzioni extragiudiziali, torture (comprese le violenze sessuali), il servizio di leva e il lavoro forzato possono costituire crimini contro l’umanità».
L’Onu sostiene che i principali responsabili di queste violazioni comprendono le forze eritree di difesa, la polizia, il partito di Governo, l’ufficio del Presidente e il Presidente, così come i ministeri.
La grave repressione, tra cui il lavoro forzato e la detenzione arbitraria, ha costretto centinaia di migliaia di eritrei a fuggire dal loro Paese. Centinaia di eritrei si ritiene siano morti durante il tentativo di cercare rifugio in altri paesi.
(08/06/2015 Fonte: East African)
Eritrea – Onu: non è la legge che governa. Ma la paura
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