Eritrea, quell’alleanza di ferro con l’Arabia Saudita

di Enrico Casale
eritrea e arabia saudita

Il presidente eritreo Isaias Afwerki ha incontrato il generale Fahad bin Turki Abdulaziz, il comandante delle truppe dell’Arabia Saudita in Yemen. La visita potrebbe essere archiviata come un normale scambi di cortesia tra i due Paesi. In realtà nasconde qualcosa di più: il tentativo di Riad di creare una vasta alleanza che permetta di contenere l’influenza di Iran, Turchia e Qatar nella Penisola araba e lungo le rotte commerciali del Mar Rosso.

Le relazioni tra Eritrea e Arabia Saudita si sono rafforzate negli ultimi anni, soprattutto dopo l’accordo di pace tra Etiopia ed Eritrea. Il presidente Afwerki e il premier etiope Abiy sono stati premiati da re Salman aver normalizzato le loro relazioni con l’intesa siglata lo scorso anno. Da quel momento, il presidente Afwerki ha fatto numerosi viaggi in Arabia Saudita così come il suo capo degli affari esteri Osman Saleh. Ha anche ricevuto una delegazione saudita guidata dal ministro degli Esteri Adel el-Jubeir.

Questa amicizia è preziosa per l’Arabia Saudita. Riad, insieme agli Emirati arabi uniti, sta infatti tessendo un’alleanza con sei Paesi che si affacciano sul Mar Rosso e sul Golfo di Aden, un’area strategica vitale per la navigazione globale e sempre più contesa con rivali regionali come Iran, Turchia e Qatar. Inizialmente di questa alleanza sono entrati a far parte le nazioni africane Egitto, Gibuti, Somalia e Sudan e quelle mediorientali Yemen e Giordania.

In un primo momento l’Eritrea ne è rimasta fuori. Anche se negli scorsi anni Asmara ha fornito supporto logistico alle forze armate saudite ed emiratine impegnate nella guerra in Yemen. L’Eritrea , con le sue isole nel Mar Rosso e una costa continentale di 1.150 chilometri (715 miglia), ha una grande importanza strategica. Per questo Riad sta cercando di farla entrare nell’alleanza.

«Ciò fa parte degli sforzi del regno per proteggere i suoi interessi e quelli dei suoi vicini e per stabilizzare la regione in cui viviamo e creare sinergie tra i vari Paesi – ha detto ai giornalisti il ​​ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubeir dopo un giorno di incontri a porte chiuse -. Maggiore è la cooperazione e il coordinamento tra i Paesi di questa regione, minore sarà l’influenza esterna negativa su questa regione».

L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti vedono sempre di più le coste del Corno d’Africa come «il loro fianco di sicurezza occidentale» e temono che i loro avversari possano prendere piede nella regione. Il Mar Rosso comprende anche lo stretto di Bab al-Mandeb, attraverso il quale circa 3,2 milioni di barili di petrolio al giorno fluiscono verso l’Europa, gli Stati Uniti e l’Asia. Negli ultimi anni il canale navigabile è stato preso di mira da pirati e combattenti houthi dello Yemen.

Jubeir ha affermato che l’incontro ha anche discusso di rilanciare gli scambi e preservare l’ambiente. Come parte di una spinta per diversificare l’economia dal petrolio, l’Arabia Saudita ha annunciato diversi mega-progetti lungo il Mar Rosso, tra cui una zona d’affari da 500 miliardi di dollari condivisa con Egitto e Giordania.

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