I vescovi nella Chiesa ortodossa dell’Eritrea hanno scomunicato il loro ex patriarca abune Antonios. La storia di Antonios si trascina da anni. Nel 2006, il patriarca è stato deposto con l’accusa di eresia, accusa messa nero su bianco in una dichiarazione firmata da sei vescovi. In molti, però, già allora sopsettavano che le questioni religiose si intrecciassero a quelle politiche. Abune Antonios aveva duramente contestato la svolta autoritara del regime di Asmara. Si pensa che i sei vescovi che lo hanno costretto alle dimissioni fossero in realtà ispirati dal presidente Isayas Afeworki che non tollerava la presenza di un oppositore proprio al vertice della Chiesa ortodossa, un’istituzione al quale il popolo eritreo è molto legato.
Una volta deposto, abune Antonios è stato messo agli arresti domiciliari dove si trova tuttora dopo 13 anni. Al suo posto il sinodo ha poi eletto patriarca, abune Dioskoros. Abune Dioskoros è però morto il 21 dicembre 2015 e da allora nessun successore è stato eletto. La Chiesa è quindi rimasta senza una guida spirituale.
A ciò si aggiunge il fatto che i fedeli sono divisi. Molti credono che abune Antonios sia stato erroneamente deposto e lo consideri ancora Patriarca. Altri invece lo considerano decaduto e seguono la linea dettata dal regime.
Ora la svolta. I vescovi hanno ufficialmente scomunicato ed espulso Antonios dalla Chiesa ortodossa eritrea, accentuando ulteriormente la spaccatura interna.