Continua l’escalation di violenza nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, posta ieri all’ordine del giorno di una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu. In apertura, il Segretario generale ha confermato la morte di tre caschi blu e chiesto un’inchiesta sulle circostanze. Ha inoltre chiesto alla ribellione dell’M23 a cessare ogni atto ostile, a ritirarsi dalle zone occupate, e ha chiesto al Ruanda di porre fine al sostegno all’M23 e di ritirare le proprie truppe da territorio della Repubblica Democratica del Congo.
Sabato, si è appreso che nove soldati sudafricani sono stati uccisi e diversi altri feriti tra il 22 e il 24 gennaio. Il Dipartimento della Difesa sudafricano spiega in un comunicato che le forze ribelli dell’M23 hanno lanciato una feroce offensiva contro le truppe sudafricane e loro alleati per prendere la città di Goma, senza riuscirci. Sette delle vittime erano membri della missione della Sadc (la comunità dell’Africa australe) e due facevano parte delle truppe della Monusco, la missione di peacekeeping delle Nazioni Unite. Anche l’Uruguay ha perso un peacekeeper e il Malawi tre soldati impiegati nella forza della Sadc.
Alle perdite internazionali si aggiungono quelle dei belligeranti, di cui non si conosce un bilancio preciso. Si apprende però la morte del governatore militare del Nord-Kivu, il generale Peter Cirimwami. ucciso da sniper delle forze ribelli allorché si era recato sul fronte nel pressi di Saké per incoraggiare le truppe.
Si deplorano morti tra i civili nei campi per sfollati di Rusayo 1 e 2, nel territorio di Noyaragongo, dove sono cadute bombe esplose dai belligeranti.
Sul piano della diplomazia, Kinshasa ha richiamato sabato il suo personale diplomatico di stanza a Kigali, e chiesto al governo ruandese di trarre le conseguenza di tale decisione, cessando entro 48 ore ogni attività diplomatica e consolare dell’ambasciata ruandese a Kinshasa.