«Dal Sahel si preparano sia attacchi su larga scala che espansioni jihadiste verso il Golfo di Guinea, verso la Costa d’Avorio e il Benin. È quindi in questo momento che si gioca una partita serrata in Africa occidentale. Senza dimenticare Libia, Yemen, Somalia, Mozambico e Afghanistan». Lo ha dettolunedì, in un raro intervento pubblico, il numero uno del più importante servizio di intelligence francese, la Dgse, Bernard Emié. Il ‘capo’ dei circa 7.000 agenti e analisti della Sicurezza esterna partecipava a una riunione sull’anti-terrorismo presso base aerea di Orleans, assieme alla ministra francese delle forze armate, Florence Parly.
In Costa d’Avorio lo scorso giugno, il primo attacco di matrice terroristica dal 2016 ha preso di mira un presidio di sicurezza composto da soldati e gendarmi nel nord. Nell’assalto armato sono morti almeno una decina di soldati e un gendarme. Dell’attacco alla base di Kafolo sono stati accusati miliziani jihadisti, presenti nella zona del Sahel dove operano diversi gruppi armati, alcuni dei quali fedeli alle reti terroristiche di matrice islamica. Kafolo si trova a pochi chilometri dal confine con il Burkina Faso, che negli ultimi anni ha subito decine di attacchi di questo genere. A metà maggio, le forze armate ivoriane e burkinabè avevano lavorato insieme per smantellare un non meglio precisato gruppo terroristico che stava cercando di insediarsi nel villaggio d’Alidougou, a meno di 10 chilometri dal confine con la Costa d’Avorio. L’attacco terroristico del 2016, invece, a un hotel di Grand Bassam fece 19 morti, di cui 16 civili e tre soldati delle forze speciali.
Emié ha anche parlato di della lotta al terrorismo nel Sahel, come nel Levante, ovvero gli scenari di Iraq e Siria. Secondo France Info, Emié ha riferito della disorganizzazione in atto nel Sahel tra la fazione alleata allo Stato Islamico (Stato islamico nel Grande Sahara) e quella alleata ad Al Qaeda, ovvero il gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani, e ha citato alcuni successi militari come l’uccisione di alcuni capi e reclutatori. Ma «la bestia è ancora in movimento, nonostante gli sforzi incessanti e le lotte durissime», ha continuato il capo della Dgse, che fornisce informazioni all’esercito francese impegnato sul fronte. Secondo Emié, nei piani di espansione dei jihadisti sono stati anche inviati combattenti inviati anche ai confini di Nigeria, Niger e Ciad”.
L’area ha visto moltiplicarsi gli attacchi e operazioni di controffensiva da parte di militari locali sol sostegno dell’operazione francese Barkhane. La situazione nel Sahel sarà al centro del prossimo vertice dell’alleanza G5-Sahel con la Francia previsto questo mese di febbraio a N’Djamena, capitale del Ciad. La questione della presenza militare francese in quei territori alimenta dibattiti e polemiche ed è vista da alcuni come un’occupazione.