La guerra tra l’esercito federale e le milizie tigrine si combatte sul campo, ma anche attraverso la propaganda. Ieri il primo ministro Abiy Ahmed, secondo quanto riporta Addis Standard, ha invitato i combattenti del Tplf (Fronte popolare di liberazione del Tigray) ad arrendersi e a mettersi in salvo. In una trasmissione televisiva, ha dichiarato: “Abbiamo completato l’elaborazione di un piano per sterminare il nemico” e ha aggiunto: “Il nemico è stato sconfitto”.
Abiy ha continuato rivolgendosi ai combattenti del Tplf che, ha detto, sono impegnati in combattimenti senza conoscere il territorio sul quale si trovano e ha chiesto loro di arrendersi alle forze governative il prima possibile. “La gioventù del Tigray che è stata persuasa a combattere senza scopo e che sta morendo in massa dovrebbe capire che la guerra è finita”, ha detto. Abiy ha assicurato la buona preparazione dei militari e ha detto di ottimista: “Quello che vogliamo è l’unità nazionale, la pace e lo sviluppo, siamo stati costretti a questa guerra ma la vittoria è inevitabile”.
Da parte sua, il Tplf ha accusato il governo federale di essere alla disperazione. I vertici del movimento, secondo quanto riporta la stampa locale, si sono detti sicuri che la guerra nel Paese “è quasi vinta”, contrariamente a quanto riportato dai media di Addis Abeba. In un tweet, il portavoce Getachew Reda ha affermato che i militanti tigrini stanno attualmente facendo una valutazione strategica sulla prossima fase della guerra mentre si avvicinano rapidamente ad Addis Abeba. Secondo quanto da loro riferito, i tigrini occupano ormai stabilmente diverse parti delle regioni di Amhara e Afar, anche se l’esercito federale sta combattendo per recuperare il terreno perduto.
Monsignor Tesfaselassie Medhin, vescovo di Adigrat, ha chiesto la fine immediata dei bombardamenti aerei nel Tigray. In una dichiarazione videoregistrata, il vescovo ha affermato che i bombardamenti stanno distruggendo vite e proprietà civili. “Il popolo del Tigray è condannato a essere purificato dalla desolazione, dai proiettili e dalla carestia”, ha affermato il prelato che ha anche affermato la Chiesa cattolica da tempo chiede una conclusione pacifica della guerra iniziata nel novembre 2020.
La Chiesa cattolica, come tutti i tigrini, non è stata risparmiata dalla guerra, ha spiegato il vescovo Medhin. Ha detto che gli eserciti locali e stranieri stanno esercitando attacchi fisici e psicologici su laici, sacerdoti e suore. Il vescovo ha chiesto alla Chiesa cattolica etiope di rompere il silenzio levando “una voce per la giustizia contro le atrocità”.