Il governo etiope ha firmato un accordo provvisorio per consentire alle Nazioni Unite di iniziare i lavori di ricostruzione nel Tigray, regione settentrionale dilaniata dalla guerra civile. L’intesa prevede che l’Onu possa intervenire direttamente fino a quando il governo federale e il Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf) non avranno firmato un trattato di pace permanente. In quel momento, l’Onu dovrà cedere le sue iniziative al governo federale.
L’Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi di progetto (Unops) potrà iniziare a ricostruire alcuni servizi sociali di base sfruttando i finanziamenti della Banca mondiale, che ad aprile ha annunciato lo stanziamento di fondi. La Banca Mondiale, attraverso l’International Development Association (Ida), ha approvato una sovvenzione di 300 milioni di dollari per il programma di Recupero-Resilienza dell’Etiopia per riabilitare tutte le regioni colpite da conflitti o violenze nel Paese.
La regione del Tigray è certamente quella più colpita con oltre 2,1 milioni di sfollati e almeno 600.000 persone che vivono in una condizione di carenza alimentare. Una situazione umanitaria difficile alla quale si aggiunge la stima secondo la quale i combattimenti abbiano causato perdite per circa 2,5 miliardi di dollari in infrastrutture tra cui strade, ponti e ospedali.
In una nota, resa pubblica dai media etiopi, il ministero delle Finanze etiope afferma che l’Unops lavorerà nel Tigray “finché le situazioni nel Tigray non miglioreranno per consentire al governo di attuare il progetto con la propria struttura, nel qual caso l’Unops consegnerà le attività al governo”.
L’accordo firmato dal ministro delle Finanze etiope, Ahmed Shide, e dal rappresentante dell’Unops, Werknesh Mekonen, prevede che l’agenzia delle Nazioni Unite si concentrerà sulla parte del progetto in Tigray finanziato dalla Banca mondiale. I suoi compiti includeranno la fornitura di “servizi di risposta rapida” inclusa la ricostruzione delle strutture di base danneggiate e il supporto di “istituzioni a livello sociale della comunità”.
Dallo scoppio della guerra nel novembre 2020, varie agenzie, tra cui le Nazioni Unite, hanno documentato atrocità sistematiche, tra cui stupri, sfollamenti e omicidi, commesse da entrambe le parti. Uno dei compiti primari del programma di ricostruzione includerà l’assistenza ai sopravvissuti alla guerra, l’assistenza al reinsediamento e la risposta ai bisogni di giustizia a lungo termine.
Sia il governo etiope del primo ministro, Abiy Ahmed, sia i ribelli del Tplf hanno manifestato la disponibilità a parlare per raggiungere una soluzione pacifica. Colloqui sono previsti a fine agosto.
Il Tplf ha messo in dubbio l’attuazione dell’accordo con l’Unops, dicendo che i suoi leader “sono stati tenuti all’oscuro”. “Semplicemente non capisco cosa significhi, tanto meno, come dovrebbe funzionare questa intesa”, ha twittato Getachew Reda, portavoce del Tplf.