Il governo etiope è impegnato nel processo di pace guidato dall’Unione africana ed esprime la speranza che l’Unione europea sostenga gli sforzi per porre fine pacificamente al conflitto. Lo ha affermato, secondo quanto riporta l’agenzia France Presse, il vicepremier e ministro degli Esteri, Demeke Mekonnen, in un incontro con Rita Laranjinha, responsabile del desk Africa presso il Servizio europeo per l’azione esterne.
È il primo commento pubblico ufficiale del governo da quando, domenica, le autorità del Tigray si sono dichiarate pronte per un cessate-il-fuoco e per un processo di pace guidato dall’organismo panafricano.
Demeke ha informato Rita Laranjinha sullo “stato attuale delle cose in Etiopia in relazione al conflitto settentrionale e sugli sforzi di costruzione della pace che il governo etiope ha intrapreso finora”.
Il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf) si era, fin qui, opposto a nominare come mediatore l’inviato dell’Ua nel Corno d’Africa, l’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo. I tigrini hanno sempre chiesto una mediazione guidata dal Kenya. Ma domenica si è registrata una svolta con l’aperta accettazione della mediazione dell’Ua.
La comunità internazionale ha esortato entrambe le parti a cogliere l’attimo per cercare di porre fine a una guerra che ha ucciso un numero incalcolabile di civili e innescato una grave crisi umanitaria nel nord dell’Etiopia.
Ieri dieci persone sono rimaste uccise in un raid aereo su Macallè, la capitale della regione del Tigray settentrionale, hanno detto i funzionari dell’ospedale. Questo raid segue quello di martedì che ha distrutto parte dell’università di Macallè.