Nessun rinvio. In Etiopia nel 2020 si terranno le elezioni rispettando la scadenza naturale. Ad affermarlo una dichiarazione ufficiale del governo di Addis Abeba, secondo la quale l’instabilità in alcune regioni e l’alto numero di sfollati non ostacoleranno le operazioni di voto. L’esecutivo però non ha specificato la data precisa in cui verranno aperte le urne.
A giugno, il tentato colpo di Stato organizzato da un gruppo di militari nella regione settentrionale dell’Amhara e numerosi scontri etnici avevano destato perplessità sulla tenuta dell’ordine pubblico e sulla capacità delle froze dell’ordine di riuscire a garantire le condizioni minime affinché si potessero tenere le elezioni. Il governo però si è detto sicuro di riuscire a mettere in moto la macchina elettorale e anche i partiti dell’opposizione vogliono evitare ritardi.
In poco più di un anno di governo, il primo ministro Abiy Ahmed ha lanciato una serie di profonde riforme politiche. Oltre a importanti provvedimenti in campo economico, il capo del governo, di etnia oromo, ha autorizzato il rilascio di prigionieri politici e giornalisti, il ritorno in Etiopia di gruppi ribelli che avevano cercato rifugio in esilio e la la legalizzazione di alcune formazioni politiche in passato ritenute fuori legge.
Dopo decenni di regole ferree, le riforme di Abiy hanno aperto il panorama politico assicurando nuove libertà. Allo stesso tempo però hanno permesso il riemergere di antiche controversie politiche e, allo stesso tempo, i leader di potere locali in cerca di visibilità e porzioni di potere hanno scatenato rivalità etniche sopite. Ondate di disordini in diverse parti del Paese hanno costretto a rinviare ulteriormente il censimento nazionale a lungo ritardato. Nella stessa coalizione di potere il Fronte democratico rivoluzionario popolare etiope sono aumentate le tensioni fra i leader in seguito al fallito colpo di Stato. Tutto ciò però non ostacolerà l’organizzazione di nuove elezioni.