Oggi è il giorno di Natale per le Chiese ortodosse, quindi anche per le Chiese Tewahedo etiopica ed eritrea. Il “Leddet” si celebra abitualmente anche con doni e una tavola più ricca. Ma quest’anno l’inflazione galoppante permette men che mai di largheggiare. In molti hanno rinunciato alla consueta razione di carne da condividere con i vicini per rompere i 40 giorni di digiuno precedenti la festa. E, «invece di due sacchi di teff, i clienti ne acquistano solo uno, più un altro di riso», confidava nei giorni scorsi un grossista di Addis Abeba all’inviata di Le Monde nella capitale etiopica. Il teff è un cereale (senza glutine) che è alla base dell’alimentazione: con esso si prepara il “pane” tipico, l’injera.
Secondo il Fondo monetario internazionale, nel 2019 l’inflazione ha superato il 14,5%. Una media che nasconde aumenti di prezzo più elevati, in particolare per i prodotti alimentari, saliti anche del 25%. «Nonostante la promessa del primo ministro Abiy Ahmed – spiega un professore di economia dell’Università di Addis Abeba, Alemayehu Geda –, il governo non ha ridotto la massa monetaria, che aumenta mediamente del 30% annuo». Dopo la svalutazione dell’ottobre 2017 (quando il neo-Nobel per la Pace non era ancora al potere), il birr, la moneta locale, ha conosciuto nuovi deprezzamenti, con l’effetto di rendere più care le importazioni.
«Stiamo lavorando anche sulla crescita della produzione – ha dichiarato il segretario di Stato alle Finanze, Eyob Tekalign Tolina –: quest’anno verranno assegnati 15.000 ettari supplementari all’agricoltura e l’insieme del sistema commerciale verrà reso più fluido per favorire una maggiore concorrenza».
Eppure la crescita economica del Paese non è mancata: oltre il 7% nel 2019, dopo un ventennio con valori analoghi; però il 40% degli abitanti continua a vivere con meno di 2,30 dollari al giorno. Pesano le riforme non ancora fatte e, non va dimenticato, la carestia che nel 2019 ha colpito vaste aree del Corno d’Africa, tra siccità e inondazioni fuori stagione.