Nessuno accordo sulla gestione delle acque del Nilo. L’incontro che a Washington avrebbe dovuto mettere la parola fine al contenzioso tra Egitto, Etiopia e Sudan si è concluso con un nulla di fatto. I tre Paesi non sono riusciti a raggiungere un’intesa finale sui tempi e le modalità di riempimento del bacino e sul funzionamento della Grande diga del millennio, il più grande sbarramento idroelettrico dell’Africa che si sta costruendo sul fiume Nilo azzurro (il principale affluente del Nilo).
L’ambasciatore etiope negli Stati Uniti ha twittato che l’ultimo round di colloqui tra i ministri delle Acque svoltosi giovedì negli Stati Uniti non ha portato a una soluzione finale. Il diplomatico non ha specificato perché non sia stato raggiunto un accordo.
Il mese scorso le tre nazioni avevano trovato una prima, ma importante, intesa, in seguito ai colloqui mediati dagli Stati Uniti e dalla Banca mondiale. Questa intesa prevedeva che la Grande diga del Rinascimento dovesse essere riempita gradualmente durante la stagione delle piogge. Mancavano però i dettagli delle fasi di riempimento e di gestione del grande bacino in tempi di siccità. Erano quindi necessari ulteriori negoziati prima che l’accordo finale potesse essere finalizzato. Si prevedeva comunque che la sigla finale sarebbe stata posta entro la fine di questo mese.
L’Etiopia, che sta costruendo la diga, vuole iniziare a generare elettricità il più presto possibile. Ma l’Egitto è preoccupato per le sue riserve d’acqua se la diga viene riempita troppo velocemente. Per Il Cairo la portata del Nilo non può scendere. La maggior parte della popolazione egiziana, che nei giorni scorsi ha raggiunto i 100 milioni di abitanti, vive lungo il corso del fiume e per essa le acque del fiume sono fonte di vita. Per l’Egitto, ancora di più che per il Sudan, il Nilo ha anche un grande valore economico. Sulle sponde del corso d’acqua si concentrano infatti le principali industrie locali e le principali attività agricole. Un calo del flusso delle acque significherebbe un lento ma inesorabile declino per il Paese.
Le trattative messe in atto nelle scorse settimane rappresentano un modo pacifico per risolvere la delicata questione. Un metodo non scontato. Quando l’Etiopia annunciò la costruzione dello sbarramento membri dell’allora governo Morsi minacciarono bombardamenti sui cantieri. Il rischio di una guerra per l’acqua non è quindi così lontano.