Etiopia-Eritrea: le conseguenze della pace

di Raffaele Masto

Tra Etiopia ed Eritrea “si è aperta una nuova era di amicizia e pace”. Sono le parole che il premier etiope Abiy Ahmed e quello eritreo Isayas Afeworki hanno pronunciato al termine del loro incontro ad Asmara con il quale hanno messo fine allo stato di guerra che regnava tra i due paesi dalla fine del conflitto nel duemila.

Di fatto a promuovere questa nuova era di pace è stata l’Etiopia. O, meglio: è stato il nuovo premier, Abiy Ahmed, che è succeduto a Halemariam Dessalegn dimessosi sotto la pressione delle proteste della popolazione Oromo, che in Etiopia è la maggioranza, e chiedeva di entrare nelle stanze del potere da sempre occupate dalla minoranza tigrina. Abiy Ahmed è un Oromo e da quando è arrivato al potere ha avviato una serie di iniziative rivoluzionarie della quale “la pace” con l’Eritrea è solo la più appariscente. Il nuovo premier ha aperto l’economia dell’Etiopia, autorizzando la partecipazione nelle aziende di stato degli investimenti privati e stranieri. Non è cosa da poco in un paese che è considerato uno dei più dinamici dell’intero continente africano.

Anche la pace con l’Eritrea avrà delle conseguenze economiche. Stando alle parole dei due leader “verranno ripristinati i legami nei trasporti, nel commercio e nelle telecomunicazioni e rinnovati i legami e le attività diplomatiche”. L’Etiopia aveva, proprio per ovviare al suo mancato sbocco sul mare, puntato sulla ferrovia e sulla strada per Gibuti costruite dai cinesi. Gibuti era praticamente diventato il porto dell’Etiopia sul Mar Rosso. Ora però la Pace dovrebbe offrire di nuovo ad Addis Abeba i porti di Assab e Massaua. O meglio, si dovrà stare a vedere perchè secondo molti analisti la guerra era proprio scoppiata non tanto per le pietraie di Badme, a 2400 metri di quota che ora l’Etiopia ha riconosciuto all’Eritrea, ma proprio perchè l’Eritrea aveva richiesto i pagamenti dei diritti portuali in dollari e non più in nakfa.

La “Pace” poi avrà anche conseguenze regionali e internazionale. Sempre le parole dei due leader affermano che “entrambi i Paesi lavoreranno insieme per assicurare la pace regionale, lo sviluppo e la cooperazione”. Questi venti anni di “non pace” avevano spostato su fronti opposti negli equilibri regionali Eritrea e Etiopia. Per esempio sulla diatriba tra Etiopia e Egitto per l’acqua del Nilo e la Diga della Rinascita, l’Eritrea aveva fatto da sponda ai paesi contrari ad Addis Abeba. Come pure in Somalia l’Eritrea veniva accusata di sostenere i ribelli Jihadisti di al-Shabaab in funzione anti-etiopica.

La pace adesso rimette tutto in discussione, anche all’interno dell’Eritrea che, “forte” del conflitto con l’Etiopia, aveva instaurato un regime militare in cui i giovani venivano inquadrati in un servizio militare “eterno” che si sapeva quando cominciava e non quando finiva. Ora per il regime non ci sono più pretesti. Qualcosa dovrà cambiare. Non si può che stare a vedere…

(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)

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