Dopo diverse settimane di discussioni, il Consiglio elettorale etiope giovedì ha annunciato che il prossimo 13 novembre si svolgerà un referendum per decidere se la regione del Sidama diventerà o meno un nuovo stato della federazione etiopica.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Fana il governo di Addis Abeba ha così concesso alla comunità etnica Sidama un referendum sull’autodeterminazione e ciò potrebbe significare la creazione della decima regione autonoma del paese.
La regione è attualmente incorporata nello Stato federale multietnico chiamato Regione delle Nazioni, Nazionalità e Popoli del Sud, ma da tempo vuole una propria autonomia. I nove stati regionali esistenti attualmente in Etiopia godono di un grado di autonomia in base al quale sono in grado di scegliere la loro lingua ufficiale e hanno poteri limitati su fiscalità, istruzione, sanità e amministrazione del territorio.
A luglio, la situazione è diventata improvvisamente tesa dopo che i leader della comunità Sidama hanno annunciato la proclamazione unilaterale dell’autonomia statale, con conseguenti scontri mortali tra autonomisti e forze di sicurezza federali che hanno provocato almeno 17 vittime, secondo quanto riportato da africanews.
Nonostante questo annuncio, molto resta ancora da fare prima del referendum ricorda Rfi. Il Consiglio elettorale nazionale ha fissato una data per il voto, ma ha anche elencato i progetti essenziali da completare prima che si vada alle urne. In particolare sarà necessario determinare lo status futuro della capitale Hawassa; garantire i diritti degli altri popoli che vivono assieme ai Sidama; e un quadro di norme per l’attività delle forze di sicurezza.
Il consiglio elettorale etiope ha anche annunciato che saranno disposti quasi 1700 seggi e 8500 funzionari elettorali per il referendum di novembre.
I 3 milioni di Sidama hanno un certo peso politico ed economico rilevante in Etiopia. È infatti in questa regione che vengono coltivati il Sidamo e Yirgacheffe, due qualità caffè di alto valore. Inoltre proprio lì è stato realizzato uno dei fiori all’occhiello dell’economia etiope l’Hawassa Industrial Parkun enorme parco industriale tessile che ospita diverse aziende straniere.
Va sottolineato comunque che la Regione delle Nazioni, Nazionalità e Popoli del Sud è abitata anche da più di quindici altri popoli, tra cui i Wolayta, con cui il governo centrale non ha relazioni altrettanto conflittuali. Se da un lato il referendum sembra evitare la violenza, una vittoria del “si” aprirà la porta, senza dubbio, alle rivendicazioni di altri gruppi etnici, anch’essi stanchi della situazione attuale.
Ci sono infatti almeno altri otto gruppi etnici nel Paese del Corno d’Africa, con una popolazione di 105 di abitanti, che sono alla ricerca di autonomia.
Il primo ministro etiope Abiy Ahmed, nominato dalla coalizione al potere lo scorso anno, ha ricevuto molti elogi per le riforme politiche che ha attuato in quella che una volta era una delle nazioni più repressive del continente, ma sono molti gli attivisti delle varie comunità etiopi che sfruttano le maggiori libertà per chiedere più diritti e a volte le tensioni tra interessi rivali hanno scatenato diversi atti di violenza.