Le locomotive del negus non sbuffano più sulla leggendaria ferrovia Addis Abeba-Gibuti, che per oltre un secolo aveva assicurato il collegamento tra il Mar Rosso e l’altopiano etiopico. Fino al 2010 i vagoni sobbalzavano su rotaie sconnesse e si arrampicavano a fatica per ottocento chilometri (e duemila metri di dislivello), come le carovane dei dromedari che affiancavano la strada ferrata. Il viaggio durava dai due ai quattro giorni, a seconda dei frequenti guasti e contrattempi (i più temuti erano gli assalti al convoglio da parte degli shifta, i banditi).
Dall’ottobre 2016, treni moderni e sicuri – con aria condizionata e ristorante – sfrecciano su nuovi binari (tutto di produzione cinese) a una velocità massima di 120 chilometri orari, impiegando sole 12 ore per l’intero percorso. Il viaggio non ha più il sapore epico di una volta, ma rimane un itinerario di grande fascino che si snoda tra paesaggi incantevoli e che mette in collegamento culture e mondi diversi: la roccia della montagna e la sabbia delle spiagge, il cristianesimo e l’islam, la njera (il pane spugnoso etiopico preparato con farina di teff) con la baguette (retaggio coloniale francese a Gibuti), le fertili piantagioni di caffè e le foreste a galleria di acacie, euforbie e tamerici.
I treni partono da Addis Abeba nei giorni dispari del mese, eccetto il 31, e compiono il percorso inverso nei giorni pari. Il biglietto si acquista nelle stazioni la vigilia della partenza e costa, in base alla classe, dai 1020 birr (31 euro) ai 2068.
(Marco Trovato)