Il governo etiope ha avviato colloqui con i gruppi di opposizione per modificare la controversa legge anti-terrorismo. La normativa, contestata da opposizione e gruppi di difesa dei diritti umani, offre un’ampia discrezionalità di intervento alle forze dell’ordine. Secondo i critici questa discrezionalità è stata utilizzata per reprimere chiunque si opponga alla politica governativa. Per esempio, chiunque pubblica informazioni che le forze dell’ordine ritengono incoraggiare il terrorismo può essere condannato a 20 anni di carcere. Da sempre Human Rights Watch critica la legge sostenendo che «garantisce alle autorità il potere di perseguire i giornalisti che pubblicano articoli su movimenti di protesta, gruppi armati di opposizione o altri individui considerati terroristi o anti-pace».
Il confronto è iniziato dopo il rilascio del leader dell’opposizione Andargachew Tsige, che era stato condannato a morte in base alla legge nel 2009 per il suo ruolo nel gruppo di opposizione Ginbot 7. Il Ginbot 7 di Andargachew è tra i cinque gruppi che il governo ha inserito nella lista nera della legislazione anti-terrorismo, insieme ai gruppi secessionisti dell’Oromo Liberation Front e del Fronte nazionale di liberazione dell’Ogaden, così come il militante islamico al Qaeda e il somalo al Shabaab.
Negli ultimi mesi, il governo di Abiy Ahmed ha rilasciato migliaia di dissidenti come segno di pacificazione nazionale. Lo stesso premier, che ha sostituito Hailemariam Desalegn, si è impegnato ad attuare alcune riforme per venire incontro alle rivendicazioni delle opposizioni.