Etiopia: i leader del Tplf, “si attuino gli accordi di Pretoria”

di claudia
Getachew Reda

I leader delle due fazioni rivali del Tigray People’s Liberation Front (Tplf) erano presenti al 38° Summit dei capi di Stato africani, svoltosi nel fine settimana nella capitale etiope Addis Abeba. La loro presenza è stata interpretata, dagli analisti del sito Borkena, come un segnale di sostegno all’attuazione dell’Accordo di Pretoria, nonostante le tensioni interne e le divergenze che hanno caratterizzato i rapporti tra le due fazioni negli ultimi mesi.

Getachew Reda (nella foto), presidente dell’amministrazione provvisoria della regione del Tigray, e Debretsion Gebremichael, leader della fazione che ha recentemente organizzato una convention non riconosciuta dal National Electoral Board of Ethiopia, hanno partecipato ai lavori del summit. I due, da mesi impegnati in un acceso scambio di accuse, hanno trovato un momentaneo punto di incontro grazie alla mediazione dei leader religiosi della regione, che la scorsa settimana sono riusciti a farli sedere al tavolo delle trattative.

Durante il summit, entrambi i leader hanno ribadito la necessità di “una piena attuazione dell’Accordo di Pretoria”, firmato nel novembre 2022 per porre fine al conflitto nel Tigray. Alla sessione erano presenti anche rappresentanti del governo federale etiope, tra cui il ministro degli Esteri, Gedion Timotheos, e l’ex presidente nigeriano, Oluṣẹgun Ọbasanjọ, capo mediatore del processo di pace.

Un rapporto sullo stato di avanzamento dell’accordo è stato presentato a margine del vertice, evidenziando i progressi compiuti e le sfide ancora da affrontare. Secondo fonti di Voa Amharic, durante la sessione sono stati discussi i dettagli del processo di implementazione e le lezioni apprese fino a questo punto.

Al termine dei lavori, Getachew e Debretsion hanno tenuto una conferenza stampa congiunta, durante la quale hanno sollecitato una maggiore collaborazione per garantire il rispetto dell’accordo. Tuttavia, le tensioni interne al Tplf rimangono palpabili. In particolare, la fazione guidata da Debretsion ha espresso riserve sul processo di disarmo, uno dei punti chiave dell’Accordo di Pretoria.

Secondo fonti interne, solo 5.000-6.000 combattenti su un totale stimato di 270.000 sarebbero stati disarmati finora. Una cifra che rappresenta una frazione minima della milizia del Tplf, il cui disarmo completo è considerato essenziale per la stabilizzazione della regione. Il conflitto nel Tigray, durato due anni, ha causato oltre un milione di vittime secondo lo stesso Tplf e lasciato un’eredità di distruzione e divisioni profonde.

Un altro tema controverso è quello del ritorno degli sfollati interni. I leader del Tplf hanno accusato il governo federale di non aver fatto abbastanza per facilitare il rientro delle persone costrette a fuggire durante il conflitto. Tuttavia, il Tplf stesso è stato recentemente coinvolto in uno scandalo relativo agli sfollati. Il World Food Program ha rivelato che l’organizzazione avrebbe richiesto 200 birr etiopi a famiglia agli sfollati interni, sostenendo che i fondi sarebbero stati utilizzati per “salvare il Tplf”.

Le tensioni si estendono anche alla questione delle rivendicazioni territoriali su Wolkait e Raya, aree storicamente legate alla regione Amhara, ma incorporate nel Tigray dopo la salita al potere del Tplf nel 1991. Questa mossa, basata sulla nuova costituzione etiope fondata sulle identità etniche, ha alimentato un conflitto identitario che persiste ancora oggi. Con la perdita del controllo del governo centrale da parte del Tplf nel 2018, i movimenti locali hanno intensificato le richieste di riannessione di queste aree all’Amhara.

Fonti locali riferiscono che il Tplf ha già dispiegato truppe nella zona di Raya, mentre si vocifera di una possibile collaborazione tra la fazione di Debretsion e l’Eritrea, nonostante i decenni di ostilità tra le due parti. Intanto, il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha incontrato i suoi generali la scorsa settimana, in un contesto di crescente tensione e di preparativi per il summit dell’Unione Africana.

Il ministro degli Esteri, Gedion Timotheos, ha dichiarato che il governo sta adottando misure per facilitare l’attuazione dell’Accordo di Pretoria, sottolineando che le prossime fasi del processo dovranno essere raggiunte nel rispetto della legge e attraverso il dialogo. Tuttavia, la strada verso una pace duratura rimane irta di ostacoli, con questioni come il disarmo, il ritorno degli sfollati e le rivendicazioni territoriali che continuano a dividere le parti in causa.

Il 38° Summit dell’Unione Africana si è quindi concluso con un messaggio di speranza, ma anche con la consapevolezza che la riconciliazione nel Tigray richiederà tempo, impegno e una volontà politica condivisa.

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