Si chiama «Dimtsachin Yisema» («Ascoltate la nostra voce») l’associazione di musulmani d’Etiopia costituita nei giorni scorsi e presentata sui social network con l’intento dichiarato di contrastare «la discriminazione e le interferenze del governo» nella vita della comunità islamica del paese.
L’associazione si definisce impegnata in una «campagna pacifica» per i diritti della popolazione musulmana, che costituisce circa il 40% della popolazione nazionale.
Negli ultimi anni i rapporti tra le associazioni islamiche e il governo di Addis Abbea si sono progressivamente deteriorati con proteste e manifestazioni da parte delle prime, violentemente represse dalle forze dell’ordine. Diversi leader musulmani sono stati accusati di terrorismo e incarcerati mentre lo scorso 21 agosto, un tribunale della capitale ha condannato 18 figure di spicco della comunità a pene tra i 7 e i 22 anni di carcere per «complotto» e «terrorismo».
Le controversie tra il governo e i gruppi musulmani sono state innescate da quello che – secondo i musulmani – è stato un piano orchestrato dalle autorità per introdurre nel paese una setta «eterodossa, apolitica, minoritaria» nota come Al Ahbash.
Il malcontento è aumentato quando il governo ha chiuso un’ importante scuola islamica del paese, lo Awolia College, sostenendo che l’istituzione era diventata fonte di movimenti e ideologie estremiste.
(10/09/2015 Fonte: Misna)
Etiopia – I musulmani: no alla discriminazione e alle interferenze politiche
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