Violenti combattimenti sono in corso nelle città di Dessie e a Kombolcha, a circa 400 chilometri a nord di Addis Abeba, dopo che forze del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf) hanno annunciato di averne preso il controllo e il premier etiopico Abiy Ahmed ha lanciato un nuovo appello alla mobilitazione nazionale contro “i terroristi del Tplf che vogliono distruggere il Paese”. Oggi Stati Uniti e Unione europea hanno sollecitato “tutte le parti” a cessare le ostilità e ad avviare colloqui per un cessate il fuoco, ma il generale Tsadkan Gebretensae, membro del comando centrale del Tplf e suo principale stratega, ha escluso l’ipotesi di negoziare con il governo etiopico, sostenendo che il conflitto sarebbe ormai vicino alla sua conclusione.
“Non c’è niente che possa essere risolto attraverso i negoziati”, ha detto il generale, citato dall’emittente Tigray Tv. Lo stesso premier Abiy, in un post pubblicato sul proprio profilo Facebook, ha invitato la popolazione “ad organizzarsi e a marciare in modo legale con ogni arma per respingere e seppellire i terroristi del Tplf che vogliono distruggere il Paese”.
“E’ responsabilità di tutti, non solo di pochi, difendere il nostro Paese”, ha detto il premier poche ore dopo che il Tplf aveva annunciato la conquista di Dessie e Kombolcha. Il governo ha smentito che le due città siano in mano al Tplf, ma ha ammesso che sono in corso “violenti combattimenti” e oggi ha riferito di “oltre 100 giovani residenti a Kombolcha giustiziati” dal Tplf.
Di fronte all’avanzata del Tplf nella regione, il governo regionale Amhara ha dichiarato lo stato di emergenza, sospendendo le normali attività di tutte le istituzioni, imponendo il coprifuoco a partire dalle 20, e invitando a concentrare attività, risorse finanziarie, veicoli e armi, pubbliche e private, in quella che ha definito “la campagna di sopravvivenza” contro la minaccia posta dal Tplf.
La conquista delle due città nel nord del Paese potrebbe favorire l’avanzata verso Addis Abeba, obiettivo di alcuni leader del Tigray, anche se una fonte informata ha detto all’emittente Rfi Afrique che il Tplf punterebbe invece a est, a tagliare la strada che collega la capitale etiopica a Gibuti e porre così fine al blocco in atto contro la regione del Tigray. Nella loro avanzata, i combattenti del Tplf potrebbero anche essere sostenuti dall’Esercito di liberazione Oromo (Ola), designato lo scorso maggio da Addis Abeba come organizzazione terroristica insieme al Tplf. Un portavoce dell’Ola, Odaa Tarbii, ha infatti annunciato la conquista della località Kemise, distante una cinquantina di chilometri a sud di Dessie e a circa 325 chilometri da Addis Ababa, riferendo di scontri anche qui con le forze governative.
L’Ola aveva annunciato lo scorso agosto di aver stretto un’alleanza militare con il Tplf. “Abbiamo concordato un grado di intesa per cooperare contro lo stesso nemico, in particolare in ambito militare”, aveva detto il leader oromo, Kumsa Diriba, in un’intervista all’Associated Press, sottolineando che “l’unica soluzione ora è rovesciare questo governo con le armi, parlando la lingua che vogliono sentire”.
I combattimenti si sono intensificati a pochi giorni dal primo anniversario dell’inizio del conflitto nel Tigray, il 4 novembre 2020, innescato dall’attacco lanciato dal Tplf al Comando Nord dell’esercito federale, situato nella regione al confine con l’Eritrea. Un conflitto che negli ultimi mesi si è esteso alle vicine regioni Amhara e Afar con l’avanzata delle forze del Tplf che affermano di voler “rompere l’assedio imposto alla popolazione del Tigray”.
Secondo l’Onu, sono oltre due milioni le persone sfollate a causa del conflitto e circa 400.000 quelle che vivono in condizioni di carestia nel Tigray. “Le ostilità in corso nel nord dell’Etiopia stanno bloccando la fornitura di aiuti umanitari a centinaia di migliaia di persone”, ha ammonito nel suo ultimo rapporto di pochi giorni fa l’ufficio Onu per gli aiuti umanitari (Ocha). Se “nel Tigray, la situazione umanitaria continua a peggiorare a causa delle restrizioni imposte alla consegna degli aiuti attraverso l’unico percorso che attraversa la regione Afar, da Semere a Macallè”, altrettanto sta avvenendo nelle regioni Afar e Amhara, ha sottolineato Ocha, “perché il conflitto sta interessando più località, causando sfollamenti su larga scala, blocco dei mezzi di sussistenza e insicurezza alimentare”.