di Simona Salvi
Il governo etiopico è aperto a colloqui con il Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf) per porre fine a un conflitto in corso da 15 mesi nel Paese. Lo ha detto il premier Abiy Ahmed riferendo in parlamento. Interpellato sulla veridicità di voci circa negoziati tra governo e Tplf, il premier ha risposto: “Non ci sono ancora stati dei negoziati, anche io ho sentito voci su negoziati in corso. Ma non ci sono stati finora. Questo non esclude la possibilità di discussioni”.
Stando a quanto riportato dall’agenzia Ena, Abiy ha quindi rimarcato la necessità di percorrere tutte le strade utili per garantire pace, stabilità, ma anche sovranità del Paese: “Dal momento che investiamo i nostri soldi e sacrifichiamo le nostre vite per rafforzare l’Etiopia e garantire una pace duratura, è importante accettare i negoziati, reprimendo le nostre emozioni”. Una presa di posizione che arriva dopo che nei giorni scorsi il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha riferito di progressi per mettere fine al conflitto scoppiato nel novembre del 2020 e che ha causato migliaia di morti e milioni di sfollati.
Nel suo intervento Abiy ha però ricordato che “la regione del Tigray è parte del nostro Paese”. Nei giorni scorsi, il Tplf ha posto come condizione per avviare i colloqui di pace con il governo il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione della regione settentrionale del Paese, come previsto dalla Costituzione federale etiope. “Il futuro del Tigray sarà deciso dai tigrini attraverso un referendum come garantito dalla Costituzione etiope”, ha detto Debretsion Gebremichael, leader del Tplf, in un discorso tenuto alla televisione di Macallè.
Interpellato dal parlamento sul recente rilascio di diversi prigionieri del Tplf, tra cui il fondatore del gruppo Sebhat Nega, Abiy ha quindi spiegato come suo obiettivo sia stato quello di consolidare la vittoria ottenuta sul campo nei mesi scorsi, garantendo la pace: “Dobbiamo essere cauti per non cadere nel tranello del nemico. Il perdono dovrebbe essere praticato a livello nazionale. Tutto ciò che dobbiamo fare ora è guardare oltre il passato. Abbiamo rilasciato i prigionieri per garantire una pace duratura, tenendo conto della situazione generale dei prigionieri, e consolidare la nostra vittoria. In una guerra civile non esiste un trionfo totale. Quando una delle parti vince uno scontro, l’altra è momentaneamente sconfitta, c’è una vittoria temporanea. A sua volta, la parte sconfitta si rialza e attacca. Quindi, il vero trionfo richiede la vittoria nel regno della pace. Questa decisione ha aiutato molto l’Etiopia. Ma non dobbiamo scendere a compromessi sulle decisioni necessarie per il bene duraturo del Paese”.
Lunedì scorso il parlamento ha annunciato la creazione di una Commissione per il dialogo nazionale, composta da 11 membri, volta a presentare proposte utili a mettere fine alle tensioni tra gruppi etnici e politici del Paese e al conflitto in atto nel Nord. Abiy ha rimarcato come compito di “questa piattaforma sarà guarire la nostra storia ferita e dare forza al paese che stiamo costruendo”: “I commissari della nuova Commissione per il dialogo nazionale hanno semplicemente il compito di presentare proposte. Spetterà poi al popolo etiopico prendere le decisioni finali”, ha rimarcato.