“Il cessate il fuoco unilaterale annunciato dal governo federale etiopico va nella direzione di garantire la stagione agricola, già persa lo scorso anno a causa delle locuste e della pandemia di covid-19, per evitare un disastro umanitario” nella regione settentrionale del Tigray. E’ quanto ha detto ad Africa Rivista / InfoAfrica Valentina Fusari, docente di Popolazione, Sviluppo e Migrazioni all’Università di Pavia, ricordando che “le Nazioni Unite, a fronte delle evidenze che stanno emergendo, hanno già dichiarato la carestia per alcuni distretti della regione”. E al momento l’allarme riguarda solo alcuni distretti perché “magari sono quelli in cui sono state riattivate le linee telefoniche o sono operative organizzazioni umanitarie, mentre manca ancora una copertura sull’intera regione”.
Due giorni fa Addis Abeba ha annunciato il cessate il fuoco unilaterale nel Tigray, dopo otto mesi di conflitto con le forze dell’ex partito di governo, Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf), precisando di aver deciso tale misura per motivi umanitari, per scongiurare così “una crisi umanitaria”. Fusari spiega che “è proprio in questi tre mesi, da giugno a settembre, che c’è la semina, poi la stagione delle piogge, e il raccolto”, quindi sono mesi “cruciali per evitare disastri, carestie importanti, e scongiurare lo spetto di quanto avvenuto negli anni ’80”.
Ora bisogna capire “se questo cessate il fuoco consente di riaprire le vie di comunicazione, le infrastrutture che sono rimaste percorribili” per facilitare l’assistenza, innanzitutto alimentare, in una “regione che era già fragile dal punto di vista nutrizionale”.
All’inizio di giugno le Nazioni Unite hanno lanciato l’allarme su più di 350.000 persone già in “condizioni catastrofiche” dal punto di vista alimentare nel Tigray, precisando che oltre il 60% della popolazione, pari a circa 5,5 milioni di persone, è alle prese con alti livelli di insicurezza alimentare. “Si prevede che la gravità dell’insicurezza alimentare acuta aumenti fino a settembre con oltre 400.000 persone che dovrebbero affrontare condizioni catastrofiche”, in assenza di aiuti, aveva precisato l’Onu.
Per Fusari, adesso è prioritario “supportare la sicurezza alimentare, quindi garantire che le persone abbiano aiuti alimentari, ma se poi si guarda alle cause di mortalità determinate dal conflitto, emerge il mancato accesso ai servizi sanitari”, per cui è altrettanto necessario che arrivino “aiuti sanitari, in modo capillare, e con un’attenzione anche alla prospettiva di genere a fronte delle testimonianze di abusi che vanno emergendo”. Ad oggi sono 800 i casi di stupro emersi.
Violenze ammesse dal governo etiope che ha nominato una commissione, che si è già attivata per perseguire quanti si sono macchiati di crimini. “Prevedendo interventi umanitari – ha rimarcato la docente – credo che debbano essere compresi anche interventi di supporto di natura immateriale”.
(Simona Salvi)